La meritocrazia
è l’oppio delle scuole?

di Vincenzo Pascuzzi, 19.7.2011

Sicuramente si copia. Come negli anni passati, anche quest’anno si è copiato durante le prove scritte della maturità. E’ avvento in vari modi. Non si sa quanto ma presumibilmente molto. Alcuni copioni vengono scoperti e neutralizzati, o puniti, o espulsi. Eclatante il caso avvenuto al Liceo di Bronte (1). Altri casi certi vengono riferiti con testimonianze però anonime (2) (3). Sicuramente ci saranno stati casi non scoperti o non denunciati, tacitati e minimizzati. Le stesse associazioni di studenti confermano e quantificano le copiature pari al 32%, cioè uno studente su tre (4). Le copiature sono un modo per alterare gli esiti degli esami e scippare promozioni non dovute o votazioni maggiorate. Esiste anche un altro, un secondo modo per promuovere chi non meriterebbe. Lo troviamo in opera negli scrutini finali di giugno. Si tratta del voto di consiglio o, meglio, dell’abuso del voto di consiglio con il quale si sanano troppe insufficienze per troppi alunni; si operano veri e propri “miracoli” (5) in quantità industriale (6) (7).

Cause ed effetti. Copiature e “miracoli” sono comportamenti deplorevoli e truffaldini, che sicuramente vanno condannati e contrastati, e che testimoniano i malanni della scuola. Essi però sono anche e soprattutto un effetto (più che una causa), una conseguenza della malascuola. In qualche modo costituiscono un male minore (sempre male, ovviamente), un rimedio, un palliativo in conseguenza di una situazione di necessità. Esplicitamente: senza massicce copiature e provvidenziali voti di consiglio avremmo una caterva insostenibile di bocciati (il doppio o il triplo degli attuali). Si è creato un andazzo che si autoalimenta e, almeno in parte, si autogiustifica nel tempo. Comportamenti virtuosi risulterebbero isolati e penalizzati.

Il Miur fa lo gnorri. Miur e ministro ben conoscono la situazione ma non attuano strategie di medio-lungo termine per recuperarla. Mancano sempre i soldi (dicono) e perciò non si perseguono obbiettivi e risultati che non siano a scadenza immediata. Poi, occorrerebbe un rapporto di fiducia, democratico e di collaborazione fra ministero e docenti, non l’attuale approccio gerarchico, autoritario, paternalistico, punitivo, diffidente, taccagno (fannulloni, visite fiscali, precariato, …). Perciò Miur e ministro fingono di ignorare la situazione, minimizzano le loro responsabilità e i loro doveri (che ci stanno a fare?), vorrebbero risolvere solo emettendo dispacci con ordini e comandi, senza nemmeno ipotizzare la partecipazione attiva dei docenti che pure vivono giornalmente a contatto diretto con la realtà delle scuole e degli alunni. Da ciò cervellotiche e inconsistenti sperimentazioni sul merito e l’assoluta assenza di iniziative volte a ridurre la dispersione scolastica che è circa al 20%. Recuperare la dispersione, dimezzarla porterebbe indirettamente miglioramenti (ed economie di scala e cioè risparmi) in tutto il sistema scuola.

L’inutile e costoso esame di maturità. Nella forma attuale l’esame di Stato non ha più ragione d’essere, distrugge risorse e sottrae tempo (circa un mese intero) che potrebbero essere altrimenti e meglio utilizzati. E’ un esame finto e fasullo, anche per le dette copiature, che potrebbe essere ben sostituito a) da uno scrutinio finale più scrupoloso e solo da qualche prova finale a livello di istituto; b) dalla possibilità di recuperare una o due materie con insufficienze a settembre o ottobre; c) da un diploma anche con qualche non-sufficienza certificata (esempio: maturità classica con non-sufficienza in fisica o diploma di geometra con non-sufficienza in inglese). Ma anche qui il Miur diffida del giudizio dei prof interni e preferisce una assurda commissione mista interni-esterni, che risulta né carne né pesce, sostanzialmente non si integra, non opera in sinergia. Mentre interventi recenti e attuali sollevano affrontano il problema (8)÷(12) , Gelmini imperterrita (a testa bassa) già preannuncia per il 2012 “un ulteriore scritto per l’esame di Stato. Per la precisione, un test Invalsi, uno di quelli tanto criticati da insegnanti e studenti.” E “Questa nuova prova ci servirà per rendere più omogenea la votazione dell’ultimo anno” (13). I test Invalsi, nemmeno si sa quali, vengono usati come il prezzemolo buono in tutte le minestre o come un termometro … terapeutico e miracoloso, capace cioè di abbassare la febbre.

La doppia scuola. La nostra scuola risulta come sdoppiata in due realtà o rappresentazioni diverse e divergenti: 1) C’è la scuola reale, attuale, concreta, vista e vissuta dall’interno, con gli alunni veri, i prof precari, i presidi a volte dittatorelli, le classi sovraffollate, le ore buche per mancanza di supplenti, l’assenza di carta igienica e per fotocopie. 2) C’è poi la scuola immaginaria, rappresentata, raccontata, pensata, forse futura, vista dall’esterno, con i prof fannulloni, politicizzati, responsabili e colpevolizzati di tutto quello che non funziona, i corsi di recupero sulla carta e solo nominali, i test Invalsi mitici e deificati, il ministro che vuole il merito, le lim, il Wi-Fi... Ebbene, ministro, governo, politici quando si occupano della scuola, si riferiscono alla seconda realtà o rappresentazione della scuola stessa. Non conoscono infatti la scuola vera, non realizzano le conseguenze, non percepiscono feedback, è come se operassero al buio sulla realtà e facessero invece fotoritocchi sulla rappresentazione. Ci sono ovviamente eccezioni, ma sono appunto eccezioni.

La meritocrazia ovvero l’oppio delle scuole e dei docenti? La meritocrazia o, meglio, la merito-logia sta diventando un refrain, un’ossessione, un incubo e insieme un alibi: non si fa altro che parlare di merito come se fosse una scoperta recentissima, vincente e risolutiva. Ma solo a parole, di concreto non c’è nulla, se non qualche esperimento inutile e di sola facciata. Infatti non si sa come misurare il merito e perciò è tutto bloccato, tutto rinviato. E poi non ci sono i soldi. Anzi il governo ha inserito la retromarcia bloccando gli stipendi per 3 anni, fino al 2014, e così “in termini di adeguamenti o di mancati aumenti contrattuali, gli ata perderanno 6.295 euro, 7.930 i docenti, 15.988 i dirigenti” (14). Eppure l’esordiente ministro Gelmini, nelle sue comunicazioni programmatiche dell’11 giugno 2008 al Senato, aveva dichiarato “Non possiamo ignorare che lo stipendio medio di un professore di scuola secondaria superiore, dopo 15 anni di insegnamento, è pari a 27.500 euro lordi annui, tredicesima inclusa. Fosse in Germania, ne guadagnerebbe 20.000 in più, in Finlandia 16.000 in più. La media OCSE è intorno ai 40.000 euro l’anno.” E ancora aveva promesso (?!) “Questa legislatura deve registrare uno sforzo unanime nel far sì che gli stipendi degli insegnanti siano adeguati alla media OCSE. Ma per far questo dobbiamo aggredire le cause delle iniquità del sistema, mediocre nell’erogazione dei compensi, mediocre nei risultati, mediocre nelle speranze.” (15). Conviene, è istruttivo rileggere integralmente queste dichiarazioni nel resoconto stenografico indicato oppure almeno nella sintesi (16).

Roma, 19 luglio 2011

-------

(1) Professoressa in commissione d'esami invia la versione al figlio: sospesa

(2) Assurdo parlare di meritocrazia in una scuola che premia i copioni

(3) Aiutini e non. Cronache dagli esami di stato – Commenti

(4) Maturità, sale il numero degli studenti che ammette di aver copiato

(5) Lo strano "miracolo" di una riforma che trasforma i 4 in 6

(6) La scuola che mente e inganna se stessa

(7) Merito, rigore, scrutini finali e voto di consiglio

(8) Pensiamo al dopo Gelmini: abolire gli esami di maturità?

(9) La maturità oggi è solo il disastro finale di un iter tutto disastrato

(10) Il prof: perché non abolire il voto di maturità?

(11) Finita la maturità i ragazzi sono pronti per la vita?

(12) Maturità, todos caballeros. Ora, per favore, aboliamola

(13) Il mio compito da dieci e lode

(14) L’abbandono in cattedra

(15) Comunicazioni del ministro dell’Istruzione. 11 giugno 2008.

(16) Gelmini al Senato – 11 giugno 2008


Vincenzo Pascuzzi
vvvpascu4@libero.it