L’insegnamento in aula? di A.G. La Tecnica della Scuola, 12.7.2011 Alcune, come quella del manager, necessitano sicuramente di un tipo di formazione tradizionale, con l’insegnante dietro la cattedra, ma anche di tecniche di trasmissione delle competenze alternative. Come quelle già usate per fare teatro, cinema e musica. Il segreto è trovare delle modalità diverse per far riflettere lo studente sull’esperienza lavorativa che si andrà a svolgere. Non tutte le professioni si possono insegnare esclusivamente in aula. Alcune, come quella del manager, necessitano di un tipo di formazione tradizionale, con l’insegnante dietro la cattedra, ma anche delle tecniche di trasmissione delle competenze alternative. Recepite da ambienti meno scolastici e più legati alle arti, come il teatro, il cinema e la musica. Questa teoria è stata già raccolta e sperimentata da tempo. E trova il consenso di diversi esperti e formatori. Come quelli dell’Isfol, l’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, che il 12 luglio ha organizzato a Roma un dibattito dal titolo “Oltre l’aula: la formazione esperienziale dei manager”. Durante il convegno, i ricercatori hanno presentato uno studio sulle nuove tecniche formative complementari alle tradizionali. La tesi di fondo, espressa dal Responsabile dell’Area Domenico Nobili, si può così sintetizzare: “le persone apprendono solo in parte attraverso modalità tradizionali di aula. Lo sviluppo delle competenze dei manager, non diversamente da quelle di altre categorie di lavoratori, deve prevedere l’utilizzo di forme didattiche che integrino l’esperienza lavorativa e la riflessione su di essa”. La scelta di analizzare la formazione dei manager è scaturita dal fatto che essi rappresentano delle figure chiave nel mercato del lavoro: nel 2010 in Italia i manager risultano essere 1.601.092 suddivisi tra dirigenti (427.552) e quadri (1.173.540). In generale presentano un alto grado di scolarizzazione: 7 dirigenti su 10 sono laureati e nel 16% dei casi possiedono anche una specializzazione post-laurea. Rispetto alla media nazionale, che nel 2010 contava il 3,1% di lavoratori formati, la percentuale di dirigenti e quadri che hanno partecipato almeno ad un’iniziativa formativa è stata rispettivamente del 13% e 11,5%. Ciò a dimostrazione della maggiore facilità per le figure apicali a fruire della formazione all’interno delle imprese in considerazione della centralità del loro ruolo. Le statistiche ci dicono che nel periodo 2008-2010 c’è stato ancora un massiccio ricorso all’aula, che ha coinvolto il 75% dei candidati manager. Se, però, si analizza l’impiego dei fondi rivolti ai dirigenti rispetto agli altri si nota che l’incidenza della metodologia dell’aula didattica incide in misura più ridotta (55% contro l’87% degli altri Fondi). Al contrario, risultano essere più utilizzate altre metodologie come il training on the job (ovvero tutte quelle attività volte all’acquisizione di competenze operative sul luogo di lavoro), la partecipazione a convegni, workshop e presentazione di prodotti/servizi, o la partecipazione a circoli di qualità o gruppi di autoformazione. Anche le visite di studio stanno iniziando a prendere una fisionomia sempre maggiore nell’ambito della formazione dei dirigenti, in ragione della loro capacità di mettere a confronto i destinatari con concrete realtà innovative. |