Istruttivo «buon senso» della Gelmini
Panoramix da
Europa, 12.7.2011
Mercati in tempesta
“L’Italia con il fiato sospeso”; “Il giorno della paura”;
“Speculatori, paura sui mercati”. Questa è la scena in edicola
(titoli d’apertura, rispettivamente di Corriere, Unità e
Repubblica). E giù appelli, spesso condivisibili, alla serietà e
alla responsabilità di un’intera classe dirigente, a cominciare da
quella politica.
Un clima che può produrre effetti collaterali e distorsioni della
realtà. Ad esempio, Vittorio Feltri coglie al balzo l’occasione per
mettere alla gogna «quelli che rovinano l’Italia». Per il Giornale è
tutto chiaro: i responsabili della attuale situazione sono i
politici «incoscienti», le opposizioni che hanno descritto l’Italia
«sull’orlo del crac per attaccare il governo», quelli che «remano
contro, poi piangono» e si dicono disposti a collaborare. Inutile
sottolineare che chi ha governato il paese per otto anni nell’ultimo
decennio non è l’attuale opposizione.
Quando si entra nel tunnel dell’emergenza occorre accendere i fari:
si può (probabilmente si deve) collaborare, ma mantenendo chiare le
responsabilità di chi ha prodotto una simile temperie.
Meglio pensare a Fininvest
In simili frangenti, fa effetto leggere interviste a ministri – è il
caso di quella sul Messaggero a Maria Stella Gelmini – che
ripropongono, come del tutto ovvie, norme ad aziendam. Quella
salva-Fininvest, dice il ministro dell’istruzione a Marco Conti,
«era ed è di buon senso». «Purtroppo non è stata preparata bene ma
non per dolo, ma perché tutto è accaduto in un momento nel quale
eravamo impegnati a valutare gli effetti della manovra. Io, per
esempio, ero alle prese con le spese di funzionamento della scuola e
le paritarie».
Aggiunge Gelmini: «È stata difesa da tutti. Però il presidente ha
preferito ritirarla dopo i pesanti attacchi subiti. Ora però in
senato va ripresentata perché non si possono lasciare alla
discrezionalità dei giudici risarcimenti così consistenti. In questo
modo si mettono a repentaglio aziende e posti di lavoro. È vero che
potrebbe riguardare anche le aziende di Berlusconi, ma ci sono
tantissimi altri casi di aziende che finiscono in difficoltà proprio
per astronomici risarcimenti. Comunque sia penso che la norma andava
scritta e illustrata meglio, ma il principio va salvaguardato».
L’abitudine di norme cucite su provvedimenti in corso si trasforma,
senza soluzione di continuità, nella ricerca di norme capaci di
intervenire su sentenze già pronunciate. Illuminante e istruttivo il
pensiero del ministro dell’istruzione.
Attenti al blitz
Intanto l’editoriale di Affari&Finanza, supplemento del lunedì di
Repubblica, mette sull’avviso il lettore: «La decisione è già presa
– scrive Massimo Giannini –. Nel Pdl sta per scattare il blitz sulla
manovra. Si tratta solo di trovare il peone di turno, pronto a
immolarsi per la “nobile causa”». Ecco «la solita “porcata”
italiana: perché fare tanti sacrifici sull’altare del pareggio di
bilancio, quando puoi farcela con un banalissimo colpo di spugna che
monda i peccati degli evasori?».
Lo schema è semplice (“nella sua codarda mostruosità”). Il ministro
dell’Economia giura solennemente che «la stagione dei condoni è
finita e non tornerà mai più». Ma poi «spunta un Carneade di buona
volontà, che veicola l’ennesima sanatoria firmando nottetempo una
modifica al testo. A quel punto il governo alza le mani, perché si
sa, “il parlamento è sovrano”. Delitto perfetto». Postilla: «Dopo 14
condoni in vent’anni l’evasione in Italia supera allegramente i 250
miliardi di euro».