Il Decreto Sviluppo ha funzionato...
...anche se l'ideale era il congelamento.
Novità dal Consiglio di Stato
sui ricorsi per il pettine

 da Orizzonte scuola, 11.7.2011

inviato dal sen. Pittoni - «I “paletti” inseriti nel decreto Sviluppo potevano “frenare”, non certo “fermare” gli insegnanti precari che dispongono dei famosi “superpunteggi”. Neanche il bonus di permanenza sarebbe bastato: poteva solo contenere maggiormente numeri ai quali era comunque impossibile sfuggire senza congelamento delle graduatorie, che – guarda caso - è il primo provvedimento da noi chiesto a suo tempo.

La norma, inserita nel Milleproroghe, aveva già superato l’esame del Senato, ma è stata poi bloccata dal Capo dello Stato. Ci siamo così dovuti limitare a piazzare alcuni paletti, come l’aggiornamento punteggi e trasferimenti ogni 3 anni invece che 2; 5 anni (invece che 3) di servizio effettivo in ruolo per potersi spostare; 5 anni in ruolo (invece che uno) per chiedere l’assegnazione provvisoria; possibilità di attingere dalle liste attuali per le prossime immissioni in ruolo.

Si è arenato solo il bonus per chi non si sposta, vittima degli attacchi dell'opposizione, che ha posto dubbi di incostituzionalità, facendo finta di non sapere che un meccanismo premiale sulla permanenza esiste già per gli insegnanti titolari (utilizzato peraltro anche da alcuni di quegli stessi rappresentanti dell'opposizione che accusano la nostra proposta di essere incostituzionale). Attendiamo ora i dati definitivi per sapere di quanti punti dispongono effettivamente coloro che hanno cambiato provincia. Il numero dei trasferimenti è comunque inferiore alle previsioni».

A definire il quadro è il senatore Mario Pittoni, capogruppo della Lega Nord in commissione Istruzione del Senato, che annuncia importanti novità: «Si delinea – spiega - lo stop dello scavalcamento di docenti precari su altri docenti precari a colpi di ordinanze. E’ infatti di questi giorni una pronuncia del Consiglio di Stato, che apre alla possibilità di annullare tutte le ordinanze del Tar Lazio dalle quali sono derivati scavalcamenti con tanto di nomina di un commissario per la loro attuazione.

Il Consiglio di Stato – precisa Pittoni - è tornato a occuparsi delle graduatorie ad esaurimento, pronunciandosi sull’appello proposto da un gruppo di insegnanti destinati a essere scavalcati da loro colleghi (che secondo il Tar avrebbero dovuto essere collocati a pettine, cioè in base al punteggio). Risultato: revoca sia dell’ordinanza con la quale era stata disposta tale misura, sia della successiva ordinanza con la quale era stato nominato il Commissario ad Acta per la concreta attuazione del predetto spostamento.

Considerato che il Consiglio di Stato ha motivato l’accoglimento dell’appello sottolineando da un lato il pregiudizio derivante ai “docenti scavalcati” dalla misura cautelare disposta dal Tar, e, dall’altro la necessità di garantire alle parti parità di trattamento sino alla definizione del giudizio, risulta evidente che la vicenda è ben lontana dal potersi considerare conclusa come pretenderebbe l’Anief, l’associazione che ha sostenuto migliaia di docenti in analoghi ricorsi.

Fondamentale ora che il Tar Lazio, innanzi al quale i ricorsi pendono già da circa due anni, faccia seguire nel più breve tempo possibile alle centinaia di ordinanze con le quali ha stravolto la fisionomia delle graduatorie, sentenze che in via definitiva definiscano le modalità secondo le quali le graduatorie vanno aggiornate ed integrate nel rispetto degli interessi delle migliaia di precari coinvolti.

Come Lega Nord – conclude Pittoni – sulla questione abbiamo presentato due interrogazioni, una al Ministro dell’Istruzione e una alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, oltre a scrivere al Presidente della Sezione 3° bis del Tribunale amministrativo del Lazio, sottolineando la necessità di “definire nel più breve tempo possibile tutte le controversie originate dall’impugnazione del D.M. 42/2009 e in particolare quelle in cui si fa questione del collocamento in coda o a pettine di coloro che hanno chiesto di essere inseriti in graduatorie diverse da quella di appartenenza”».