Scuola, voti sotto il 4: La provincia di Bolzano raccomanda di evitare i giudizi dall'1 al 3 per non scoraggiare gli studenti. La scrittrice e insegnante Paola Mastrocola a Sky.it: "I ragazzi sono forti, non mammolette: cercando di proteggerli li rendiamo più fragili" di Giulia Floris da SKY.it, 6.7.2011 Chi non ricorda il terrore in vista del compito di matematica, o gli sforzi per mimetizzarsi tra i banchi e scampare a un’interrogazione, o quel votaccio preso in storia o in chissà che altra materia?
Passaggi normali della vita scolastica, che una disposizione della
giunta provinciale di Bolzano vorrebbe cercare di rendere in qualche
modo più soft.
"Se uno studente prende "quattro" significa che non sa niente – motiva
il presidente della giunta Luis Durnwalder (balzato agli onori della
cronaca in febbraio per la
polemica con il presidente Napolitano sull'Unità di Italia) - a
questo punto che senso ha dargli un voto ancora più basso?
Sicuramente effetti negativi sotto l'aspetto psicologico. Questo
metodo vuole offrire al giovane la possibilità di riprendersi, di
ritrovare fiducia, di stimolarlo a recuperare" (guarda
il video in cui
Durnwalder
motiva la proposta).
Più che la severità, bisognerebbe far riscoprire il valore della
fatica di studiare: i nostri ragazzi non hanno più voglia di
studiare.
Innanzitutto perché viviamo in un mondo che non dà nessun valore alla
cultura: quando ciò che conta sono solo la visibilità e il successo
è difficile che un ragazzo sia spinto a stare otto ore sui libri. A
questo si aggiunge l’inganno sulle nuove tecnologie, secondo cui
basta un click per trovare tutto e studiare non serve: così si perde
irrimediabilmente la possibilità di avere una formazione seria e
approfondita. Infine, in 40 anni di discorsi pseudo democratici
sulla scuola, secondo i quali tutti dovevano arrivare al successo
formativo, abbiamo alla fine creato una scuola dove prevale la
facilità e non la fatica. Assolutamente no, mi è capitato di dare anche "uno". Non è la morte, non è la fine del mondo, come dico sempre ai miei studenti, è anzi il punto da cui ripartire, il punto di partenza per reagire. Pensi che bello prendere un "sei" dopo un "uno"! Se partiamo dal "quattro", dimezziamo anche la gioia dei ragazzi. |