Ocse. Troppe bocciature
costano al Paese e alla società

da Tuttoscuola,  27.7.2011

Secondo uno studio dell’Ocse, bocciare un alto numero di alunni non è solo una pratica che rischia di emarginare i ragazzi con meno mezzi culturali ed economici, senza peraltro produrre in loro un miglioramento dei risultati, ma alla lunga crea anche un danno alle casse dello Stato.

Bocciare un alunno comporta un aggravio di costo sociale non indifferente legato sia alla ripetizione dell'anno scolastico (in Italia il Miur spende tra le 7 e lo 8mila euro l'anno ad iscritto), sia al ritardo con cui il giovane si presenterà nel mondo del lavoro.

Per questo, con la legge Finanziaria 2007 l’allora ministro Padoa Schioppa aveva ipotizzato l’abbattimento del 10% delle ripetenze nel biennio iniziale degli istituti secondari superiori per ottenere una riduzione della popolazione scolastica frequentante, un minor numero di classi e, quindi, un minor fabbisogno di insegnanti.

Ma ci fu una mezza sollevazione (non degli studenti) e l’ipotesi venne abbandonata.

Ma sarebbero stati risparmi molto consistenti: 56 milioni all’anno.

“Nei Paesi in cui un maggior numero di studenti ripete gli anni scolastici - spiega l'Ocse nel rapporto finale di questa ricerca - la performance globale tende ad essere inferiore, e il background sociale ha un impatto maggiore sui risultati di apprendimento che in Paesi in cui meno studenti ripetono”.