L'aula scolastica come un carcere Un'insegnante di sostegno di Bari si reca dal Provveditore, chiedendo il doppio punteggio in graduatoria, in applicazione di una legge riferita a chi opera nelle carceri. Motivazione della richiesta? «Per l'intero anno scolastico sono stata costretta a insegnare chiusa a chiave con uno studente disabile autistico in un'aula diversa da quella della classe di appartenenza del ragazzo». Ora la vicenda rischia di finire sui tavoli della Procura della Repubblica, ma si può veramente definire «incredibile», come ha fatto il Provveditore, una situazione perpetuata per mesi e mesi in una grande città, sotto agli occhi di tanti insegnanti, famiglie e studenti e che probabilmente - senza quella richiesta dell'insegnante - non sarebbe nemmeno ora venuta alla luce? di Stefano Borgato, Superando 8.7.2011
«Il servizio prestato
nelle scuole di ogni ordine e grado - scriveva il comma B.3h della
Tabella allegata alla Legge
143/04 - situate nei comuni di montagna di cui alla legge 1°
marzo 1957, n. 90, nelle isole minori e negli istituti
penitenziari è valutato in misura doppia». Una norma quanto
meno discussa, che ha creato parecchie contestazioni, fino a
portare, nel 2007 anche a una Sentenza della Corte Costituzionale
(la
11/07), che aveva dichiarato illegittimo il doppio punteggio per
le scuole di montagna, ma non per quelle delle isole minori o
delle carceri. Eppure è successo proprio recentemente ed è venuto alla luce nei giorni scorsi, quando l'insegnante di sostegno di un Istituto Tecnico Commerciale Pubblico di Bari si è recata dal provveditore agli Studi Giovanni Lacoppola, invocando l'applicazione di quella norma, riferita appunto a chi opera nelle carceri. Motivazione di tale comportamento? «La docente - leggiamo nella Cronaca di Bari della Repubblica.it - ha spiegato che per l'intero anno scolastico è stata costretta a insegnare chiusa a chiave con uno studente disabile autistico in un'aula diversa da quella della classe di appartenenza del ragazzo».
«Tutto sarebbe avvenuto
- prosegue l'articolo - su precise direttive della preside
dell'istituto, in accordo con i genitori dello studente.
L'insegnante ha raccontato di aver dovuto lavorare chiusa a chiave
in aula per evitare che lo studente si allontanasse, e di aver
dovuto fare spesso altrettanto con il ragazzo dovendolo accudire e
pulire perchè lui soffre anche di incontinenza. In più la docente
avrebbe lavorato anche in orario extracurriculare,
accompagnandolo in un centro commerciale e ai giardini pubblici. Al
provveditore l'insegnante ha detto di non aver voluto dire nulla
fino a quel momento per il timore di perdere l'assegnazione del
posto, essendo una lavoratrice precaria».
Già, vedremo gli
sviluppi e ci auguriamo innanzitutto che degli sviluppi ci siano,
contando anche sulla puntuale vigilanza della
FISH Puglia (Federazione Italiana per il Superamento
dell'Handicap), dai cui esponenti il caso ci è stato segnalato. Ma
possiamo davvero definire «incredibile» una
situazione come questa, perpetuata per mesi e mesi in una grande
città, sotto agli occhi di tanti insegnanti, famiglie e studenti e
che probabilmente - senza la richiesta dell'insegnante di godere del
doppio punteggio - non sarebbe nemmeno ora venuta alla luce? |