AIUTARE I GIOVANI A GUARDARE LONTANO di Alessandro Rosina La Voce.info, 12.7.2011 I paesi in cui si dà più spazio e importanza all'innovazione sono anche quelli in cui i giovani hanno maggiori incentivi a essere autonomi, pienamente attivi e protagonisti nel mercato del lavoro. E sono anche i paesi che crescono di più. L'Italia non è tra questi. Non stupiamoci allora se più di quattro giovani italiani su dieci sono pronti ad andarsene all'estero alla prima occasione. C'era un tempo un villaggio nel quale, a partire da un certo anno, iniziarono a nascere bambini con un secondo occhio. Alla nascita del primo bambino siffatto si pensò a uno scherzo della natura. Ma poi, dopo il secondo, il terzo e tutti gli altri, divenne evidente che si trattava di qualcosa di sistematico, che riguardava tutti i nuovi nati. All’inizio i genitori rimasero interdetti, ma poi la questione estetica venne subito superata. In fondo il secondo occhio non li rendeva più brutti, erano solo un po' diversi rispetto ai genitori che ne avevano solo uno al centro della fronte. E poi anche i figli degli altri erano nelle stesse condizioni, quindi tutti ben presto se ne fecero una ragione. Cosa poi servisse quel secondo occhio non era chiaro. In fondo fino ad allora si era vissuti bene anche senza quel doppio dispositivo visivo. I vecchi saggi sentenziarono comunque che non serviva a nulla e che anzi i figli rischiavano di crescere distratti e confusi. Nessuno si preoccupò quindi di trovare il modo migliore di vedere con un occhio in più e i bambini crescendo si abituarono presto a tenerlo chiuso accontentandosi di osservare il mondo come facevano le vecchie generazioni. In un villaggio vicino successe la stessa cosa, ma i vecchi erano lì più saggi e considerarono un dono per tutta la comunità il fatto che le nuove generazioni si trovassero con potenzialità visive aggiuntive rispetto ai padri. Cercarono di capire come aiutarli a sviluppare meglio tale dotazione innovativa e si trovarono alla fine con giovani che sapevano cacciare con più destrezza e costruire prodotti più raffinati rispetto ai loro genitori. Il primo villaggio lo potremmo chiamare "conservazione del vecchio", il secondo "promozione del nuovo". Quale dei due villaggi crescerà con più prosperità? Quale dei due assomiglia di più all’Italia di oggi?
LA RICERCA E L'INDIPENDENZA DEI GIOVANI La figura 1 può aiutare a rispondere a questa domanda. Vi è rappresentata la relazione tra percentuale di giovani che dipendono economicamente dai propri genitori e spesa in ricerca e sviluppo su Pil. I due indicatori presentano un’insospettata forte associazione statistica. Senza avventurarsi in interpretazioni direttamente causali, ci accontentiamo semplicemente di notare come accada che i paesi in cui si dà più spazio e importanza all’innovazione siano accidentalmente anche quelli in cui i giovani sono maggiormente incentivati a essere autonomi, pienamente attivi e protagonisti nel mercato del lavoro. E sono anche i paesi che crescono di più. L’Italia, ovviamente, si posiziona nella parte meno favorevole del grafico. Non stupiamoci allora se, come risulta dall’ultimo rapporto della Fondazione Migrantes, oltre quattro giovani italiani su dieci sono pronti ad andarsene all’estero alla prima occasione. Quando infatti varcano il confine il secondo occhio improvvisamente si riaccende e par loro di poter fare meglio e di più di quanto riuscivano a fare nella madre patria.
Figura 1. Giovani che dipendono economicamente dai genitori
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