Le tracce ai tempi della destra – 3 Beatrice Mezzina Educazione & Scuola, 26.6.2011 Il terzo anno di tracce di Italiano targate Gelmini. Tutti contenti, a sentire i media, gli studenti in primis: tutti hanno scritto. Non c’è nemmeno il gusto di indignarsi, come lo scorso anno quando il discorso di Mussolini dopo il delitto Matteotti veniva elencato tra gli altri documenti perché i poveri studenti si provassero a trovarvi le connotazioni del leader. Ha cambiato esperti la Ministra? Sono più giovani? Sono bipartisan? Non sono indignata questa volta, mi prende invece un attonito momento di appannata reazione, come mi succede ascoltando qualche format televisivo pomeridiano, da cui grazie al cielo ci libera l’estate, in cui improbabili esperti, da pret à Crepet alle mogli dei calciatori, discutono di tutto in una poltiglia inconsistente. Prendiamo la tipologia B – articolo o saggio, di ambito artistico – letterario che invita gli studenti a scrivere un saggio o un articolo su Amore, odio, passione, sottoponendo all’attenzione dei ragazzi testi tutti ottocenteschi e connotati da una greve pesantezza che nemmeno il ritegno sulla “sventurata rispose” del casto Manzoni attenua. Seguono, infatti, tra i brani, la descrizione di uno stupro del lussurioso D’Annunzio, l’allupata passione di gna’ Pina dal seno fermo e vigoroso da bruna per il giovane genero Nanni, il compiacimento di chi si approfitta, maschio soddisfatto, di una donna che non ama. Che tipo di amore ne viene fuori? Non è certo quello che ci sorprende tante volte per la sua leggerezza e freschezza tra i giovani. Perché proporre agli studenti testi del genere? La passione e l’amore passano attraverso cupi occhi neri allupati, violentatori, borghesucci profittatori, che seguono il prototipo di quel giovane, scellerato di professione, insomma quell’Egidio cui “la sventurata rispose”. Andiamo sul pesante. Che articolo dovrebbe venir fuori, qualcosa tra Avetrana e il bunga bunga? Vi immaginate il consesso degli esperti che sceglie questi testi? Me li immagino vecchi e malvissuti, sempre per dirla con il buon Manzoni. Qualche ormone fricante sarà passato loro nella testa? Sempre per la tipologia B (ne scamperemo prima o poi?)- ambito socio economico, siamo contenti che il neo ministro Romano, uno responsabile, si sia congratulato con la Gelmini sulla traccia “Siamo quel che mangiamo?” con i riferimenti alla dieta mediterranea da promuovere anch’essa responsabilmente. Bene, ogni ragazzo può scrivere qualcosa, parafrasando i testi dati. Mangiamo bene e staremo bene. Non si nega a nessuno di scrivere qualcosa. Sì, la dieta mediterranea fa bene, bravo il responsabile Romano che la promuove. Punto. Che cosa valutiamo negli studenti? Il nulla, non la preparazione, le conoscenze, non l’argomentazione. Eppure, forse qualche studente di spessore lo avrà scritto, si poteva rimandare all’immediato riferimento culturale, insomma a Feuerbach, a una sua famosa opera del 1862, Il mistero del sacrificio o l’uomo è ciò che mangia, in cui l’autore ribadisce la sua concezione dell'individuo come organismo sensibile caratterizzato da bisogni, contro il dualismo di anima e corpo, nel suo materialismo radicale e anti-idealistico; che bel lavoro ne deriverebbe se mai dal confronto con “La ginestra” di Leopardi. Fumerebbero i cervelli degli studenti, si potrebbe arrivare per altre vie anche alle diete. Un bla bla insomma da format televisivi. Meglio allora la tipologia D «Nel futuro ognuno sarà famoso al mondo per quindici minuti» “previsione” di Andy Warhol.in cui gli studenti potevano discutere e argomentare sulle questioni della “fama” (effimera o meno) nella società odierna proposta dall’industria televisiva. Insomma un bel tema tradizionale. Per le tracce su Fermi, su Destra e sinistra, tipologia B, ambito tecnico scientifico e Storico politico, e sull’esame del Secolo breve di Eric J. Hobsbawm fino agli anni ’70 del Novecento Tipologia C Argomento Storico, senz’altro interessanti come proposte di approfondimento, non ci si stupisca se siano stati scelti in numero residuale: nella scuola non si studia storia della scienza e il programma di Storia, nonostante la periodizzazione Berlingueriana che proponeva nell’ultimo anno lo studio del Novecento, langue per prassi e stanchezza, tranne in pochi casi, fino al secondo dopoguerra, alla guerra fredda. Non si approfondisce quasi mai la storia repubblicana. Gli anni Settanta poi, così irti e difficili anche per chi li ha vissuti, e in fase di approfondimento storico, sono indubbiamente fuori dalla portata degli studenti. Un’ultima riflessione sulla traccia letteraria, Tipologia A-Analisi del testo. Ancora Ungaretti, con la poesia Lucca. Ungaretti era stato già proposto nel 2006 con “L’isola”. Non appunto l’attenzione sulle richieste di analisi del testo e di interpretazione, in cui qualcosa di meglio si poteva proporre, quanto sulla questione che porta studenti e insegnanti al tototema: verrà fuori Pascoli, ci sarà la prosa, approfondiamo Dante? Del resto i programmi sono enormi e non si riesce quasi mai a prevedere l’argomento. L’anno scorso la traccia su Primo Levi la svolsero in pochi, quest’anno è andata meglio per Ungaretti che è un autore che si svolge nei programmi e su cui gli studenti hanno esperienze di lettura dei testi, più quelli sulla guerra che altri che si potessero legare alla poesia scelta. Mi prende un attacco reazionario mastrocoliano. Non certo rimpiango La concezione del dolore in Manzoni e Leopardi, tipica e derisa traccia dei tempi andati; mi irritano invece le domandine di analisi del testo, i lenocini delle richieste: Sulla base dell’analisi condotta, proponi una tua interpretazione complessiva della poesia e approfondiscila con opportuni collegamenti ad altri testi di Ungaretti o a testi di altri autori. Alternativamente, puoi fare riferimento alla situazione storico-culturale dell’epoca o a situazioni del nostro tempo, sviluppando i confronti che ti interessano. Insomma, dite quello che potete. Perché poi ci si rivolge con il tu? Forse sarebbe il caso di approfondire e modificare la struttura delle prove di Italiano per gli esami di Stato dopo un decennio, anche tenendo conto delle riflessioni condotte sulle prove dall’Accademia della Crusca, promosse dall’INVALSI. Riflettere insomma per cambiare. E poi vogliamo i nomi degli estensori delle tracce. Quest’anno più che mai. |