Il Miur toppa la seconda prova di maturità 2011
Mezzo milione di studenti alle prese con la
scelta delle superiori. Angelo Scassa La Stampa, 30.6.2011 Sono un ingegnere meccanico, professore di ruolo nella secondaria superiore. Quest’anno non ero commissario alla maturità, e solo ieri per caso ho fatto un’incredibile scoperta. Ancora una volta il ministero “toppa” il tema di Macchine a fluido, scelta come seconda prova per la maturità 2011 degli istituti professionali ad indirizzo meccanico, quello che con l’ultima sciagurata riforma- per intenderci – appare destinato a sparire per confluire, con altri, tipo l’elettrotecnico, nell’unico demenziale indirizzo “manutentori”, quando si andrà a regime tra due anni. Dopo la gaffe dell’ultimo compito, improponibile, con palesi errori nel testo (scelto uno stralcio di catalogo per pompe con dati non inerenti a quelli che si ricavavano dal quesito proposto, ove era presente una sconsiderata velocità dell’acqua in mandata), questa volta gli esperti ministeriali l’hanno di nuovo combinata grossa, a comprova ulteriore, se mai ancora ve ne fosse stato bisogno, del degrado in cui versa la scuola pubblica italiana, nell’indifferenza della classe politica italiana, specie quella che dice di averne tanto a cuore la difesa come bene supremo della collettività, in pieno evanescente esercizio retorico. Intanto esce un tema banale, che si risolve semplicemente conoscendo l’enunciato del teorema di Bernoulli e la puerile equazione di continuità, alla portata dunque di studenti del biennio iniziale dei professionali alla prese con la fisica. Di macchine a fluido, manco l’ombra: leggere il testo per credere, alla faccia della disciplina cui esso dovrebbe attenere; esattamente come se una prova di inglese consistesse nella messa in prosa di una poesia in piemontese. Non c’è infatti nessun riferimento alle macchine idrauliche (pompe e turbine) o ai motori endotermici ( a benzina e diesel) oggetto di studio il quinto anno. Il pudore è morto: chissenefrega, siamo alla commedia degli inganni. Ma la nomenklatura ministeriale, riesce purtuttavia a confezionare quella che a Roma definirebbero una bella “sola”: intanto si dà per scontato che il povero ministro di turno non capisca nulla di macchine e che ai mass media l’istruzione professionale non interessi men che meno. La Gelmini, tempo fa, confessò addirittura, nel corso di un’intervista televisiva, di sentirsi con le mani legate dalla burocrazia ministeriale, verso cui si dichiarava impotente. In ogni caso, reduci dalla figuraccia della precedente prova, i burocrati hanno preferito andare sul sicuro, somministrando un compitino banale, di facile e veloce soluzione (mezz’ora era ultrasufficiente per lo svolgimento contro le 6 –dicasi sei – ore concesse). Detto della banalità del compito, i burocrati del MIUR hanno cercato di camuffare l’Evento (oramai nella scuola pubblica qualsiasi stupidaggine - per ordine di scuderia - viene battezzato con questo roboante sostantivo) della prova scritta della maturità professionale trasformando ex abrupto il serbatoio in un “serbatoio di accumulo” riferito “ad una zona agricola in cui è presente una fornitura idrica irregolare”. In tal modo non vi è ombra di dubbio che detto serbatoio di accumulo, debba necessariamente per legge adempiere anche alla funzione di riserva idrica antincendio: in tal caso è necessaria una tubazione di collegamento alla rete con diametro minimo di 100 mm ed una capacità di erogazione dell’acqua fino ad esaurimento variabile da un minimo di 3 – 5 ore, come si trova espressamente specificato ad esempio sul famoso manuale dell’ingegnere del Colombo. Peccato che il banale esercizietto proposto ai candidati con tale illuminante precisazione preveda una condotta di 60 mm ed una portata di erogazione per un’ora e mezza. Si osservi oltretutto che l’area della sezione della condotta in tal caso – trattandosi di sezione ovviamente circolare – è un terzo circa rispetto alla minima consentita ed un terzo è all’incirca anche la durata di erogazione idrica del serbatoio rispetto alla normativa. Insomma, agli studenti è stato chiesto di dimensionare un serbatoio fuori legge, che viola gravemente la normativa di sicurezza e nel caso specifico quella antincendio: bruciassero le case, ci si troverebbe a disporre di una riserva idrica a lento utilizzo, insomma una sorta di serbatoio d’accumulo costruito ad usum Neronis. Non ci sono parole. A megghiu parola è chidda ca un si dici, recita un proverbio siciliano.
Un poeta neretino del primo novecento, Francesco Castrignanò, che
cantò in versi le grandi opere idrauliche eseguite per l’acquedotto
pugliese, commentando scempi come quelli del testo ministeriale,
avrebbe utilizzato forse un suo intercalare famoso: “Quando mai na
cosa simule s’era iduta a sti paisi?” Oltretutto, essendo stato precisato che si trattava di zona agricola, in cui – specie d’estate – il rischio di incendio può essere particolarmente elevato – non si va certo a costruire un serbatoio d’accumulo pregiudicandone l’altra importante funzione di riserva antincendio. Semmai – a giustificazione - il testo ministeriale può essere giudicato coerente con lo status di una scuola pubblica dove crollano i soffitti, e un’infinità di altri pericoli incombono, a cominciare dalla capillare diffusione dell’amianto, cui studenti e docenti sono allegramente esposti. Sic est. Mi sono immaginato un Don Milani, commissario d’esame, che, letto, il tema ministeriale di Macchine a fluido, avrebbe consigliato agli studenti di scrivere: “mi rifiuto, come candidato al conseguimento del diploma di tecnico dell’industria meccanica (T.I.M.), di dimensionare un serbatoio in palese dispregio della legge e della pacifica normativa tecnica. Restituisco pertanto un’irricevibile prova.” Si può scaricare l’ineffabile testo ministeriale dal sito del MIUR con link nella homepage. Hanno avuto il coraggio di metterlo on line! |