PERCENTUALMENTE

Censis, un terzo degli insegnanti
oggi sceglierebbe un altro lavoro

Rosaria Amato la Repubblica 28.6.2011

La scuola non rappresenta più un investimento valido per la metà dei giovani italiani; il 50% degli insegnanti nella scuola secondaria di secondo grado non rifarebbe la stessa scelta, e potendo ricominciare daccapo sceglierebbe un altro lavoro (la media, comprese le altre scuole, scende invece a un terzo, segno che il malessere maggiore degli insegnanti si concentra nelle scuole superiori). Il primo dato è stato pubblicato dal Censis qualche giorno fa, il secondo stamane, nell’ambito di uno studio dal titolo “I miti dell’individualismo che non trainano più”.

Sono le due facce della stessa medaglia: insegnanti demotivati e sfiduciati, studenti convinti che andare a scuola non serva più a nulla. Sullo sfondo le proteste per i tagli degli insegnanti e delle classi delle ultime settimane, che evidentemente riguardano una minoranza volenterosa che ancora vuole credere in una scuola che migliori le persone e che serva alla società.

“C’è una profonda insoddisfazione per lo scarso riconoscimento sociale ed economico della professione. – scrive il Censis – Il 69% ritiene che l’insegnamento abbia uno scarso riconoscimento sociale e quasi il 53% che non benefici di una progressione economica. Secondo più dell’82% degli insegnanti non vengono realizzati gli obiettivi della scuola, il primo dei quali consiste nella educazione ai valori e alle regole della convivenza civile”.

Al contrario, secondo gli insegnanti gli alunni sono esperti nell’arte di arrangiarsi (per quasi il 74% dei docenti), sono dotati di uno scarso senso civico (69%) e di pressappochismo (68%). Nelle opinioni dei docenti neoassunti della scuola secondaria di secondo grado emergono come principali situazioni problematiche: la promozione della motivazione allo studio degli alunni (per il 54%), il raggiungimento di risultati di apprendimento soddisfacenti (50%) e il mantenimento della disciplina in classe (40%).