DL 70, no alla proposta dell’opposizione

da Tuttoscuola, 9.6.2011

La Commissione Cultura della Camera ha esaminato anche la proposta di parere dell’opposizione sul decreto legge 70/2011, attualmente in fase di conversione. La proposta, che ha ottenuto il parere contrario della Commissione, riguardava, oltre a università e ricerca, anche la scuola nei seguenti termini:

“per quel che riguarda la scuola, i commi da 17 a 20 dell’articolo 9, rappresentano nel loro complesso, una clamorosa smentita del piano straordinario di assunzione e stabilizzazione del personale precario (insegnanti e personale ATA) promesso dal governo prima delle elezioni; essi inoltre contengono norme dirompenti per la programmazione e l’ordinata partenza dell’anno scolastico e omettono previsioni che invece, alla luce delle novità introdotte dal decreto, sembrerebbero necessarie.

Pare utile ricordare che al momento dell’approvazione del decreto in parola da parte del Consiglio dei Ministri, non avevano fatto ben sperare le parole del Presidente secondo cui « il Ministro dell’Economia non ha voluto scrivere numeri nel decreto, ma le assunzioni nella scuola saranno migliaia ». L’assenza non solo di tabelle e numeri esatti, ma anche di un impegno chiaro alla copertura di tutti i posti vacanti e disponibili – sottolineata da tutte le associazioni professionali e sindacati nel corso della audizione qui in VII commissione – è la manifestazione plastica della scarsa capacità della disposizione ad affrontare il problema del precariato. Gli inflessibili richiami alla legge 133/2008 e al regime autorizzatorio delle nomine (legge 449/1997) fanno peraltro facilmente prevedere la prosecuzione delle assunzioni a contagocce dell’ultimo triennio, ben al di sotto della copertura dei posti vacanti e disponibili e del turnover.

La disposizione in oggetto non può certamente essere spacciata per un piano straordinario di assorbimento del precariato ed è totalmente incapace di compensare l’effetto deleterio del comma 18 dell’articolo 9, secondo il quale la norma europea – già recepita nella nostra legislazione – che costringe qualunque azienda, pubblica o privata, all’assunzione di chi copre per tre anni consecutivi lo stesso posto di lavoro, non si applicherebbe alla scuola. In coerenza con la discussione già avvenuta in occasione del decreto cosiddetto Salvaprecari, ribadiamo un netto parere di contrarietà a tale norma. Una lettura, anche superficiale, rivela che tutti i commi riguardanti le assunzioni della scuola hanno lo stesso segno: quello di aumentare anziché diminuire la mole del personale a tempo determinato sfruttato dalla scuola, perfino rispetto ai posti dell’organico risultante dai tagli della legge 133/2008. Oltre all’inaccettabile segno complessivo determinato dall’articolo 9, cioè quello di una accresciuta instabilità didattica, si sottolinea l’opposizione ad una norma dirompente per la programmazione e l’ordinata partenza dell’anno scolastico: il comma 19, che fa slittare dal 31 luglio al 31 agosto la scadenza per le nomine nella scuola, mettendo i dirigenti scolastici di fronte alla pratica impossibilità di dare ordinatamente inizio, di lì a pochi giorni, all’anno scolastico, ed esponendo insegnanti alunni e famiglie ad un forte aggravio del già notevole caos di inizio anno. Non si può poi non richiamare l’assenza di norme attese, quale quella per introdurre i necessari correttivi in favore degli insegnanti che dovrebbero godere delle riserve di cui alla legge 68/1999, nonché di quelle per i malati oncologici: se l’aggiornamento delle graduatorie sarà triennale per effetto del comma 20, diventa irragionevole e profondamente iniquo che gli interessati possano far valere la riserva solo una volta ogni tre anni. Appare altresì irragionevole che le stesse categorie (abilitati e abilitandi in scienza della formazione primaria, in strumento musicale, COBASLID) ammesse alle graduatorie da questo Governo al momento del loro primo aggiornamento, nel 2009, vengano invece escluse questa volta.

Infine, l’assenza della proroga di validità delle graduatorie per i passaggi di profilo del personale ATA metterà a rischio il regolare funzionamento di moltissime istituzioni scolastiche per i venir meno di personale qualificato che già vi presta servizio. In conclusione, si ritiene che l’instabilità e l’iniquità di una scuola che ricorre in misura inaccettabile al personale precario è lasciata intatta, se non addirittura aumentata, da un decreto che a parole dichiara di porvi rimedio.