L'INTERVISTA
«Voto in condotta per gli insegnanti Duro attacco al ministro Pdl, colpevole di non rispondere alle lettere della Regione: «L’abbiamo difesa ma lei è lontana». L’assessore Donazzan: fermare i disobbedienti in cattedra di Marco Bonet Il Corriere del Veneto, 9.6.2011
VENEZIA — Lei, dice, la sua parte l’ha fatta: «Ho difeso la riforma
Gelmini con i denti in questi anni, prendendomi gli insulti dai
professori politicizzati, dagli studenti arrabbiati, dai genitori
disorientati ». E adesso non ci sta, l’assessore regionale
all’Istruzione Elena Donazzan, ad essere trattata «come la figlia di
un Dio minore, dimenticata ai confini dell’impero » da un ministro,
«l’amica Mariastella», che per di più è del Pdl, «come me», e non
risponde manco alle sue lettere, «neppure con due righe di
cortesia». La Donazzan è furibonda («Non ce la facciamo, la scuola
veneta è al collasso e noi pretendiamo rispetto e attenzione») e ne
ha per tutti. Professori compresi: «Per loro ci vuole il voto in
condotta, come per gli studenti». Non pensa che gli insegnanti siano esasperati? «Quanto ai test Invalsi penso abbiano paura d’essere loro, per una volta, quelli sottoposti ad un giudizio e così facendo lanciano un messaggio devastante: se loro si comportano così, perché un ragazzo non dovrebbe rifiutare l’interrogazione in matematica? Ed anche per le prove della seconda lingua, mi pare che qualcuno abbia la coda di paglia… dicono che gli alunni non sono preparati ad affrontarla, ma la colpa di chi è? Se un professore è manifestamente incapace dovrebbe andare a fare qualcos’altro». E il voto in condotta chi glielo dovrebbe dare? «I dirigenti scolastici, ai quali andrebbe riconosciuta più autorità ed autorevolezza». Torniamo al ministro Gelmini. Il Veneto, ancora una volta, fatica a farsi ascoltare nei palazzi romani? «Informalmente mi è stato assicurato che a settembre avremo lo stesso organico di quest’anno ma ogni richiesta di una presa di posizione nero su bianco è rimasta finora lettera morta: il ministro Gelmini è lontano». Cosa la preoccupa di più? «Abbiamo un dirigente regionale a scavalco con il Friuli, il che è inammissibile pur con tutto il rispetto per il Friuli, e tre dirigenti provinciali ad interim in altrettante province. I concorsi per i presidi sono bloccati, mancano insegnanti ed anche il personale Ata è in affanno. Così non ce la facciamo, la qualità della nostra scuola rischia di precipitare». I precari restano una ferita aperta… «Conosco insegnanti precari da 15 anni e l’inserimento a pettine è stato un fallimento. A fatica siamo riusciti ad imporre l’obbligo di fermarsi sul territorio per 3 anni, limitando così l’arrivo dei precari dal Sud che sarebbe stata un’ingiustizia per chi vive qui e qui vorrebbe insegnare e si vede superato da gente che dopo qualche anno in ruolo piglia la porta e se ne va, fregandosene dei ragazzi». Qualche soluzione? «Vogliamo che ci sia data la possibilità, come Regione, di autorizzare nuovi concorsi per la copertura dei posti da dirigente. Lo fa il Trentino, perché noi no? E poi vogliamo più posti per la formazione all’università». Si spieghi meglio. «Per il prossimo triennio al corso di laurea in Formazione dell’università di Padova, quello che cresce i nuovi insegnanti per la scuola dell’infanzia e la Primaria, il ministero ha autorizzato appena 205 posti. In Toscana, una regione simile alla nostra, sono quasi 1.000. E sa cosa si sentono dire le nostre università da quelle del Sud? "Non vi preoccupate, i professori ve li laureiamo noi e poi ve li mandiamo su al Nord". E’ inaccettabile. Inaccettabile». |