Effetti del referendum.
Dopo la Gelmini (e Berlusconi)

da Tuttoscuola, 21.6.2011

Alla vigilia del dibattito parlamentare sulla situazione politica, che si terrà nelle prossime ore, i segretari generali della Cisl Bonanni e della Uil Angeletti hanno lanciato al governo un duro avvertimento in una affollata manifestazione svoltasi sabato scorso a Roma: “o fa le riforme oppure è meglio che se ne vada a casa”, hanno detto, trovando un inaspettato supporter addirittura in un ministro (della Lega), Roberto Calderoli (se non ci sarà la riforma fiscale “dovrò partecipare anch'io al loro minacciato sciopero generale e dovrò essere in piazza con loro e non più come rappresentante di un Governo”).

Il governo è in visibili, crescenti difficoltà, e qualche commentatore politico si spinge a prevedere tempi rapidi per l’implosione dell’attuale maggioranza, che dopo un passaggio elettorale nella prossima primavera 2012 (o anche prima) potrebbe essere sostituita da una coalizione di centro-sinistra.

Supponiamo che questo scenario prenda effettivamente corpo. Che margini avrebbe il futuro ministro dell’istruzione di un governo di centro-sinistra per modificare le scelte di politica scolastica effettuate da Mariastella Gelmini in questa legislatura? C’è da ritenere, vista la situazione economica dell’Italia e la necessità di contenere la spesa pubblica, che le risorse finanziarie per l’istruzione non potrebbero tornare a crescere: i ‘tagli’, insomma, sarebbero molto probabilmente confermati per ragioni macroeconomiche, divenendo strutturali.

Potrebbero cambiare i contenuti (Indicazioni nazionali, nuovi istituti tecnici e professionali, ITS, voti, la recente riforma universitaria)? Sembra difficile, anche perché vere novità comporterebbero costi rilevanti.