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Scuola, l'assenza che non c'è

Una strage temuta quella dei ragazzi che alle superiori hanno superato i 50 giorni via dalle aule. In realtà la nuova norma ha convinto i meno diligenti a frequentare con più regolarità

M.T.M. La Stampa, 7.6.2011

TORINO
Non ci sarà la temuta «strage» per troppe assenze agli scrutini che inizieranno la prossima settimana. Anche perché, a sentire i presidi delle superiori in questi ultimi giorni di scuola, la norma che da quest’anno prevede la bocciatura con 50 giorni lontano dall’aula ha indotto gli studenti più impermeabili alle regole ad essere meno intermittenti nella frequenza.

«Le scuole oggi dispongono di software gestionali - dice Tommaso De Luca, preside dell’Istituto Avogadro - attraverso i quali le assenze sono sotto controllo costante. Da noi nessuno ha scoperto all’improvviso di aver superato il limite». L’allarme, nei casi peggiori, è scattato per tempo: «Abbiamo scritto alle famiglie, richiamando la loro attenzione, e qualche genitore distratto a quel punto ha controllato il libretto delle assenze ed è intervenuto».

In ogni caso, come ci si poteva aspettare, «non capita che uno studente abbia tutti 7 e 8 e sia da bocciare per le assenze. Alcuni casi di non ammissione alla classe successiva per troppe assenze li avremo, ma in compagnia di brutti voti», dice De Luca. Ancora: «Le scuole hanno avuto uno strumento in più per dire ai più grandi “fate attenzione”. Nei corsi serali in tanti hanno fatto il possibile per essere più presenti. Insomma la norma era intimidatoria e ha intimidito». All’Avogadro, come altrove, il collegio dei docenti ha deliberato deroghe comunque previste. «Purtroppo sono numerose - spiega il preside - le malattie che portano i ragazzi ad entrare e uscire dall’ospedale. Anche il disagio psichico a volte si traduce in disagio fisico».

Problemi condivisi dagli adolescenti e quindi dalle scuole. «Chi si è assentato a macchia di leopardo per tagliare compiti e interrogazioni - dice il preside del liceo classico Alfieri, Riccardo Gallarà - porterà le conseguenze del suo comportamento. In generale, però, i ragazzi hanno ridotto le assenze. Noi abbiamo messo un limite per il certificato medico: va portato oltre i cinque giorni. Qui sarebbe troppo facile, i genitori medici sono numerosi...». Per le vere malattie - che ci sono, purtroppo -, il problema non esiste. «L’adolescenza è l’età della mononucleosi e in quel caso mesi di assenza è normale. Non si può farne una colpa. E c’è l’anoressia - spiega Gallarà -, ragazze ricoverate due mesi, poi l’uscita con uno o due day hospital settimanali. Ragazze con la media dell’8».

Allo scientifico Galileo Ferraris la dirigente Stefania Barsottini concorda sul fatto che la norma abbia «convinto certi maggiorenni un po’ troppo proiettati verso l’università, a non “personalizzare” troppo l’anno e a frequentare». La preside ricorda che oltre alle deroghe per motivi di salute, ci sono quelle per ragioni agonistiche e di studio. «Abbiamo campioni di golf, sportivi che sono diventati maestri di sci, studenti del Conservatorio».

Nessun problema per le assenze al classico D’Azeglio: «Il collegio dei docenti - spiega il preside Salvatore Iuvara - ha delegato i consigli di classe a una valutazione dei casi. Non si possono mettere sullo stesso piano, sia formale sia educativo, assenze giustificate da gravi motivi di salute con altre assolutamente ingiustificate. Qui, comunque, nessuno studente rientra nei casi a rischio».