“Basta con il finto meridionalismo”. di Vincenzo Brancatisano, da Unavitadasupplente Nuovimondi, 10.6.2011 I docenti calabresi di Crotone difendono il bonus del leghista e padano Pittoni. Dopo giorni di attacchi contro il suo emendamento che secondo molti sarebbe razzista, antimeridionalista e anticostituzionale, scende in campo con rabbia il Comitato precari scuola di Crotone per dire: “Non è vero”. Con la riapertura delle graduatorie ad esaurimento “grazie al ricorso di pochi che hanno voluto la riapertura di queste, sebbene si chiamino ad esaurimento – sostengono i docenti calabresi – ben presto una marea di persone subirà prevaricazione”. Se si facesse un'indagine, insiste la professoressa Rosanna Basso, referente del comitato calabrese, “si scoprirebbe che solo una minima parte di noi precari condivide la riapertura delle graduatorie. In nome “e a diritto del Dio fama e visibilità” di certi sindacati, sostiene il comitato, “si fa passare la riapertura della graduatoria appellandosi ad un falso diritto dei meridionali. Pare che siano i meridionali a volersi spostare mentre al Nord non vorrebbero una probabile orda sudista”. E questo non è vero? “Non e’ vero!”, ribatte il comitato, “noi del Sud, vogliamo restare nelle nostre province e vorremmo avere solo il diritto di rimanere nelle suddette graduatorie senza perdere i sacrifici di questi ultimi anni. Finiamola di cavalcare l’onda del meridionalismo. Quando abbiamo scelto nel 2007, sapevamo che sarebbe stato per sempre, fino all’immissione in ruolo. Oggi, purtroppo, gli interessi di pochi lederanno i diritti di tanti che nel 2007 hanno fatto scelte di vita, accollandosi spese, prestiti, mutui, fidandosi di una possibile certezza. Chi garantirà i diritti dei molti? Che fine faranno questi precari e le loro famiglie?”. Con l’apertura delle graduatorie a esaurimento, prosegue il comitato, “un lavoro precario incerto è reso ancora più precario da certe strumentalizzazioni, a spese di centinaia di migliaia di famiglie”. L’uscita pubblica del Comitato calabrese in favore dell’emendamento padano esautora l’accusa di razzismo di gran parte della propria legittimazione, anche se sono tante e altrettanto significative e giustificate le lamentele della parte avversa. Il diritto di lavorare è sacrosanto e trasferirsi dove si lavora è nella natura umana e nulla può frenarlo. Ma come si fa ora a sostenere che la pretesa (giustificata, ingiustificata, legittima, incostituzionale che sia) di bloccare le graduatorie così come erano state concepite nel 2007 dal governo Prodi sia frutto di una ideologia anti Sud e non più semplicemente del principio “mors tua, vita mea”? Non che Pittoni non pensi agli interessi del popolo del Nord, anzi lo fa spudoratamente, ma illudersi che quell’esigenza sia sentita solo al Nord è solo frutto della censura delle notizie che invece arrivano da ogni parte d’Italia. I messinesi sono preoccupati per l’arrivo dei catanesi e viceversa, così come chi lavora a Verona teme le migrazioni da Vicenza e via dicendo. Migrazioni che ci sono sempre state, fino al 2007, senza che nessuno protestasse più di tanto di fronte all’arrivo inaspettato di colleghi titolari di maggior punteggio che spiazzavano spesso irrimediabilmente i colleghi, secondo una logica che si poneva in aperta armonia con i diritti di libertà contenuti nella Costituzione oltre che nel buon senso. Nessuno ne ha mai tratto motivo per una vertenza: per un magone sì, per un accesso di collera anche, magari c’è stata pure rabbia verso il proprio sindacato reo di aver dato l’imbeccata a un docente proveniente da altre latitudini. Ma non vertenze, almeno fino al 2007. Non si sa perché (ma il progetto doveva essere molto preciso), il governo Prodi sparigliò le carte e nel 2007 decise di vietare con una scelta scellerata - che definimmo subito incostituzionale – il trasferimento dei docenti precari inducendoli a una scelta definitiva. Molti si sono trasferiti dal Sud al Nord, molti altri da una provincia a un’altra del Nord, altri ancora da una provincia all’altra del Sud. Queste persone ora rivendicano il diritto di non vedersi di nuovo scavalcati con la riapertura delle graduatorie, decisa dalla Corte Costituzionale. Che si tratti di un presunto diritto e non di un diritto assoluto è lampante e dunque spetterà alla sovranità del Parlamento (la cui maggioranza è diventata maggioranza grazie soprattutto alle popolazioni del Sud che mentre votavano avevano ben chiaro che stavano votando affinchè la Lega Nord andasse addirittura al governo) decidere come sanare il conflitto tra le due esigenze: da un lato quella (di rango costituzionale) protesa verso il riconoscimento del diritto alla libertà di circolazione e del merito (sempre che si possa parlare di merito quando si parla di talune tipologie di punti, quali quelli inventati con il salvaprecari, per tacer d’altro), dall’altra parte quella protesa verso il soddisfacimento di una mera aspettativa, che è di rango decisamente inferiore. Ma visto che i diritti costituzionali citati sono stati ripristinati con lo scongelamento delle Gae, ora il conflitto si restringe alla legittimità del bonus di 40 punti in procinto di essere regalato a chi non si sposta. Come tutti i bonus (si pensi al super bonus della montagna, anch’esso patrocinato dalla Lega e di cui anche i meridionali andarono ghiotti senza tante lamentele anti Carroccio e grazie al quale molti passaron di ruolo disinteressandosi altamente della depressione e delle cure psichiatriche cui andarono incontro molti docenti scavalcati con l’altimetro negli anni a seguire il 2004) anche quello ideato da Pittoni è uno strumento scabroso. Che sarebbe stato meglio non ci fosse in un contesto come quello del reclutamento degli insegnanti, ormai più assimilabile a un circo che non a qualcosa di serio. Ma quel bonus è in discussione, addirittura in Parlamento e ora rischia di diventare – addirittura – legge se nella propria autonomia democratica il Potere legislativo deciderà di regolamentare in siffatta maniera e non in un’altra il conflitto in questione. Tornando alle inattese proteste meridionali in favore del bonus padano, il comitato calabrese di Crotone chiede ora “non solo l’attenzione alla stabilizzazione definitiva ma anche alla momentanea tutela e salvaguardia delle attuali graduatorie ad esaurimento. Ciò senza provocare lo sconvolgimento della normativa che, nel 2007, assicurava, nella totale incertezza, una garanzia alla continuità lavorativa che, altrimenti, verrebbe a mancare”. Sì al bonus, dunque, dicono i calabresi che non intendono spostarsi, “facendo attenzione anche agli spostamenti di fasce, garantendo cioè a chi decide di non trasferirsi, di non essere scavalcato da eventuali trasferiti da fasce diverse, che potrebbero, comunque, creare discrepanze e ingiustizie”. Il comitato allude a ciò che è stato poco dibattuto finora ma che rischia di esplodere a breve e cioè all’emigrazione di docenti appartenenti a fasce superiori delle Gae per cui chi è in prima posizione in terza fascia potrebbe vedersi scavalcare da colleghi lontani e vicini (al Sud e al Nord) inseriti in seconda fascia (nelle poche discipline dove esite la secondafascia) pur se in possesso di un punteggio inferiore. Il comitato di Crotone dice pure no “a qualsiasi superamento dettato da falsi miraggi lavorativi che andrebbero a danneggiare altri colleghi e che non farebbero altro che alimentare guerre tra poveri. E’ da troppi anni che subiamo soprusi in nome di momenti difficili dello Stato che vanno a gravare solo ed esclusivamente su una categoria già vessata e maltrattata da scelte politiche governative errate e indifferenti. Noi diciamo basta a questi soprusi”. I docenti calabresi evidenziano infine lo sfruttamento insito nella reiterazione spesso abusiva dei contratti a termine in violazione delle norme comunitarie e nazionali e si chiedono: “Perché nessuno lotta per l’abolizione dell’articolo 4 della legge 124/1999 che permette questi abusi?”. |