Una valanga d’impugnative di Pippo Frisone ScuolaOggi 24.1.2011 Il 23 gennaio 2011 son scaduti i termini previsti dal collegato-lavoro per impugnare le irregolarità ela reiterazione dei contratti a termine. Soltanto nella scuola si stimano in almeno 50mila le raccomandate inviate dai precari docenti e ata all’indirizzo del Miur in viale Trastevere. La maggior parte delle impugnative riguarda l’abuso fatto dal MIUR con la reiterazione dei contratti a termine per più di tre anni. La violazione è palese, come stanno riconoscendo i Giudici, quando le ragioni della reiterazione non poggiano su motivi oggettivi (tecnici-produttivi-organizzativi o sostitutivi) ma solo su una scelta dell’Amministrazione mirata al risparmio della spesa sul personale. Una volta determinata la quantità complessiva di organici (di diritto e di fatto) per garantire il funzionamento del servizio scolastico, la mancata stabilizzazione dei precari assunti a T.D. su posti liberi e vacanti per oltre un triennio non trova più alcuna giustificazione. La violazione non è solo della direttiva CEE del 28.6.99 che recepisce l’accordo quadro sul lavoro a T.D. ma anche della stessa legge italiana ed in particolare del Dlgs. 368/01 sul lavoro a termine che fissa in non più di tre anni la reiterazione dei contratti. Per correre ai ripari dopo alcune sentenze favorevoli ai precari, la Gelmini fa approvare nella legge n. 167 del 24.11.09 un emendamento (capoverso14bis) che ribadisce la trasformazione dei contratti dei docenti a tempo determinato “in a tempo indeterminato solo in caso di immissione in ruolo”. Mettendo così in sicurezza e restringendo ancor più quanto lo stesso CCNL all’art.40 comma 4 prevedeva e cioè che “il rapporto a tempo determinato può trasformarsi a tempo indeterminato per effetto di specifiche disposizioni normative”. Si è voluto così tagliare la strada alla trasformazione automatica a tempo indeterminato dei contratti a termine, sancita dal dlgs. 368/01 e alla stessa direttiva europea sul limite alle reiterazioni. Ma come si fa a sostenere che l’apposizione di un termine è giustificato da ragioni organizzative o di altra natura, non certo oggettiva , quando il fabbisogno per il regolare funzionamento del servizio scolastico comprende oltre 100mila contratti a termine, costantemente reiterati di anno in anno? Altro cavallo di battaglia delle impugnative è la violazione del principio della non discriminazione tra lavoratori con contratti a tempo indeterminato e a tempo determinato. A parità di orario, qualifica e prestazioni non trovano più alcuna giustificazione le differenze retributive tra personale di ruolo e personale precario. Accertato il servizio prestato per più anni alle dipendenze del Miur, ai precari va riconosciuto il diritto alla progressione professionale retributiva e a percepire le differenze stipendiali maturate in ragione dell’anzianità maturata. Su questo terreno la giurisprudenza in questi ultimi anni pare oramai consolidata e orientata a riconoscere al personale precario il diritto alle differenze stipendiali e alla carriera. Come se ne esce da questa situazione che per molti versi sarà dirompente non solo per la Gelmini ma anche per le casse dello Stato? Nel caso delle stabilizzazioni, varando un serio piano triennale di assunzioni, recuperando più o meno quello che il Governo Prodi aveva elaborato e coprire così non solo il turn-over come ha fatto la Gelmini negli ultimi due anni, ma l’intero fabbisogno del funzionamento. Occorre determinare dotazioni organiche funzionali e coprirle una volta per tutte con personale stabilizzato, superando l’attuale dicotomia tra organico di diritto e organico di fatto. Quanto alle anzianità e alla progressione di carriera , questa va riconosciuta subito, ope legis (visto il blocco contrattuale fino a tutto il 2012), a quanti hanno avuto una reiterazione dei contratti a T.D. oltre il triennio, prevedendo il riassorbimento all’atto della successiva assunzione in ruolo. Ciò consentirà un allineamento delle anzianità per tutto il personale attualmente in servizio sia di ruolo sia non di ruolo, salvaguardando così il principio della non discriminazione. Saranno gli anni successivi poi a decidere se, come e quando la carriera del personale della scuola si baserà ancora sulle anzianità oppure sul riconoscimento del solo merito. E se gli attori di questo cambiamento dovranno essere ancora Berlusconi, Brunetta e Gelmini. Considerato lo spettacolo a cui stiamo assistendo in questi ultimi mesi, francamente ci auguriamo di no! |