Permessi lavorativi:
sospensioni in arrivo
Dopo le modificazioni della Legge 104/1992, in
materia di permessi lavorativi, l’INPS mette in moto i propri
controlli per verificare se quei benefici siano conformi o meno alle
nuove disposizioni. Nel frattempo l'Istituto che assicura gran parte
dei dipendenti del settore privato, sospende il pagamento dei
permessi lavorativi "dubbi".
di
Carlo Giacobini
da
Superando
30.1.2011
Ci attendono settimane
di ulteriore “agitazione” e disorientamento: dai prossimi
molti lavoratori che fruiscono dei permessi lavorativi
riceveranno una lettera dall’INPS che richiede
chiarimenti rispetto al beneficio di cui godono che nel frattempo
viene sospeso. Bisognerà rispondere entro
il 31 marzo. Questi controlli riguardano gli assicurati
INPS (gran parte dei dipendenti del settore privato), ma analoghe
iniziative di controllo inizieranno anche nel comparto pubblico ad
opera delle relative amministrazioni.
Si tratta del primo
effetto delle nuove disposizioni introdotte dall’articolo 24 della
Legge 183 del 4 novembre scorso le cui conseguenti indicazioni
operative giungono dall’INPS con il Messaggio 1740
(25 gennaio 2011). L’Istituto affronta in particolare i casi che,
vista la nuova disciplina, potrebbero non aver più diritto ai
permessi lavorativi.
Come si ricorderà la Legge 183/2010, che ha modificato l’articolo 33
della Legge 104/1992, ha disposto, fra l’altro, che:
- i permessi possono essere fruiti, oltre che dal coniuge
o dai genitori, dai parenti o affini fino
al secondo grado;
- eccezionalmente i permessi possono essere fruiti
dai parenti o affini di terzo grado nel caso in cui
uno dei genitori o il coniuge della persona siano deceduti o
mancati, oppure abbiano più di 65 anni di età, oppure siano essi
stessi affetti da patologie invalidanti;
- ad esclusione dei genitori, che possono fruire alternativamente
dei permessi lavorativi, negli altri casi un solo lavoratore
può accedere all’agevolazione (non è ammessa l’alternatività
nemmeno in mesi diversi).
Controlli
E proprio la verifica
di queste condizioni è l’oggetto dei controlli dell’INPS che
riguarderanno sicuramente tutti i casi in cui il grado di parentela
o affinità sia del terzo grado o non sia stato indicato nelle
domande già accettate e tutti i casi in cui i permessi siano fruiti,
pur alternativamente, da parenti o affini che non siano i genitori.
Ma attenzione: in attesa di completare i controlli, INPS
sospende il pagamento del permessi. Il che significa che non se ne
può più fruire.
Se al termine dei controlli gli elementi inviati dal
lavoratore sono sufficienti, la concessione dei permessi viene
confermata (non se ne conoscono i tempi) e la fruizione degli stessi
può riprendere.
In caso contrario, il pagamento dei permessi da parte di INPS viene
definitamente revocato. Lo stesso effetto è prodotto dal mancato
invio della documentazione richiesta.
In tutti questi casi INPS procede al recupero dei relativi pagamenti
già effettuati o interviene sui conguagli all’azienda, dal
24 novembre 2010 alla data di comunicazione.
Le successive azioni dell’Azienda sul lavoratore, non sono di
interesse di INPS, ma è ovviamente da supporre che ciascuna Azienda
tenterà di recuperare ciò che l’Istituto si è “ripreso”, agendo
sulla retribuzione o sulle ferie del lavoratore.
Disagi gravi
Come si può intuire i
disagi per i lavoratori non sono di poco conto.
Se rientrano fra gli aventi diritto anche in base alle nuove
indicazioni, ben che vada rimarranno senza la possibilità di fruire
dei permessi per qualche mese.
Se non ne hanno diritto in forza delle nuove norme, si troveranno a
“pagare” retroattivamente per i permessi “impropriamente” goduti.
Il tutto solleva non pochi dubbi sulla legittimità del provvedimento
dell’INPS che, come è facile intuire, causerà non pochi
contenziosi.
E crea anche non poca confusione.
Lo sintetizza bene Pietro Barbieri, Presidente della FISH:
“Questa non è certo la millantata caccia ai furbi o ai
fannulloni. Si applica male, in barba alle più elementari garanzie
giuridiche, una norma nata peggio [Legge 183/2010, NdR],
incensata da roboanti proclami, ma che generato un topolino morto. È
completamente inadeguata sia a tutelare i disabili veri che a
salvaguardare aziende e amministrazioni pubbliche. E a peggiorare il
tutto adesso ci si mette pure INPS.”
Ad essere colpiti sono i soliti noti. Prosegue Barbieri: “I
disagi e le ricadute sono su chi ha correttamente fruito, fino ad
oggi, dei permessi lavorativi, non certo su chi ne gode in modo
elusivo a danno dei reali beneficiari: le persone con disabilità. Vi
ravvisiamo la stessa caotica logica demagogica, persecutoria e
inconcludente, ispirata dal Ministro Tremonti, adottata nella caccia
ai falsi invalidi. Chiederemo chiarimenti.”
La situazione sembra
destinata a diventare rovente: ne seguiremo gli sviluppi
Per
approfondimenti