LA STATISTICA

Università italiane, le meno "internazionali" Migrantes: "Solo il 3% di studenti stranieri"

Primato poco invidiabile per i nostri atenei. La media Ocse è il 10%, nel Regno Unito i ragazzi che arrivano per studiare sono quasi il 18%. La denuncia dell'organizzazione: "Poche residenze, pochissime borse di studio"

Manuel Massimo la Repubblica 15.1.2011

Nell'epoca della globalizzazione della cultura e dell'istruzione gli atenei italiani detengono un primato poco invidiabile: ospitano il minor numero di studenti stranieri (solo il 3,1% degli iscritti), un dato largamente al di sotto rispetto alla media dei Paesi Ocse (10%) e lontanissimo dalle eccellenze rappresentate da Regno Unito (17,9%), Germania (11,4%) e Francia (11,2%). Lo denuncia la Fondazione Migrantes - presentando la Giornata Mondiale delle Migrazioni in programma a Genova il 16 gennaio - evidenziando anche i motivi alla base di questa scarsa capacità di attrazione di studenti universitari stranieri da parte degli atenei di casa nostra: in primis le politiche di accoglienza, di fatto inadeguate.

"Residenze poche, borse pochissime". La bassa mobilità studentesca "in entrata" dipende in larga parte da ragioni di ordine pratico, come sottolinea il direttore generale della Fondazione Migrantes monsignor Giancarlo Perego: "In primo luogo le poche residenze universitarie presenti, a disposizione soltanto del 2% degli studenti stranieri, contro il 17% della Svezia, il 10% della Germania e il 7% della Francia; poi le pochissime borse di studio erogate quasi esclusivamente da enti privati". Da non sottovalutare, infine, la barriera linguistica: i corsi in lingua inglese, fondamentali per l'internazionalizzazione degli studi, sono ancora pochi e presenti a macchia di leopardo solo in alcuni atenei.

Meno di 55mila iscritti. Nell'anno accademico 2008/2009 il totale degli iscritti alle università italiane risulta essere di 1.759.039 studenti, di cui soltanto 54.707 stranieri (il 3,1% appunto). I più numerosi sono gli albanesi (11.380) seguiti da cinesi e greci (oltre 5.000), rumeni (4.000) e camerunensi (3.000). Il maggior tasso di crescita tra gli iscritti stranieri si registra tra i cinesi, con un aumento del 10,9% rispetto all'anno precedente, grazie anche allo specifico programma di interscambio culturale "Marco Polo", definito a livello ministeriale. L'ateneo con il maggior numero complessivo di iscritti stranieri è la Sapienza di Roma (6.500 studenti, circa il 5% del totale), non a caso l'istituzione universitaria più grande d'Europa. Nel corso del 2009 si sono laureati in Italia 6.240 studenti stranieri.

Geografia delle presenze. Le facoltà più "gettonate" tra gli studenti stranieri sono quattro: Economia (17,6%), Medicina e Chirurgia (14,7%), Ingegneria (13,2%) e Lettere e Filosofia (10,4%). La maggior concentrazione di iscritti stranieri si registra negli atenei del Centro Italia - che ospitano il 34% degli studenti - grazie alla presenza di numerose città universitarie come Roma, Perugia, Firenze e Pisa. Nel Nord Ovest (30,3%) gli atenei più "internazionali" si trovano a Milano e Genova. Nel Nord Est (26,6%) le città con una significativa presenza di studenti stranieri sono Padova, Trieste e Bologna. Infine al Sud (7,2%) i due principali poli d'attrazione sono rappresentati da Napoli e Bari. La più alta percentuale di iscritti stranieri sul totale degli studenti a livello nazionale si registra alla Bocconi di Milano (1.000 studenti, pari al 15,9%).

Il biglietto da visita del Miur. In questo panorama non esaltante, in cui l'Italia rappresenta il "fanalino di coda" della mobilità studentesca internazionale, il nostro Ministero dell'istruzione, dell'Università e della Ricerca ha un apposito portale dedicato agli studenti stranieri che vogliono venire a studiare qui (www. studiare-in-italia. it). Il sito - realizzato in collaborazione con il Cimea e potenziato dal Cineca - è naturalmente multilingue (inglese, tedesco, spagnolo e francese) ma manca il cinese. I contenuti specifici rivolti agli studenti stranieri "incoming" sono piuttosto scarni e poco interattivi, anche per questo stupisce l'ampiezza della sottosezione "Vivere in Italia" infarcita di luoghi comuni che riporta la ricetta della pizza napoletana e suggerisce la migliore strategia per difendersi dai borseggiatori sui mezzi pubblici. Peraltro il dato sulla presenza dei (già) pochissimi corsi in lingua inglese nei nostri atenei è fermo al 2007. Insomma: un pessimo biglietto da visita.