La Gelmini ne ha fatta un’altra
s’è dimenticata l’Unità d’Italia

di Marco Lillo Il Fatto Quotidiano, 8.1.2011

Nella maggior parte delle scuole non è prevista alcuna iniziativa per spiegare e rendere attuale il processo di unificazione avvenuto 150 anni fa.

La scuola in occasione dei 150 anni dall’Unità avrebbe dovuto spiegare che “il Risorgimento è un tema politico”, secondo lo storico Lucio Villari. Avrebbe dovuto insegnare ai giovani la partecipazione popolare ai Moti che precedettero l’unificazione”, secondo la scrittrice Dacia Maraini. Avrebbe dovuto cogliere l’occasione dell’anniversario per far riflettere gli studenti “sui venti anni di dittatura totalitaria del nostro paese”, secondo lo storico Giovanni De Luna. Tutti gli intellettuali interpellati ieri dal Fatto Quotidiano sulle celebrazioni di Italia 150 hanno puntato il dito verso l’istruzione. I membri dei due organismi incaricati di seguire la fase ideativa e quella realizzativa delle celebrazioni, il Comitato dei garanti (che ha il compito di ideare e monitorare il programma delle iniziative) e la Struttura di missione, (deputata agli aspetti organizzativi) concordano su un punto: il ministero della Pubblica istruzione è stato latitante. Secondo i funzionari influenti delle due strutture interpellati dal Fatto: “il ministero della Pubblica istruzione è stato finora assente”.

In gran parte degli istituti scolastici italiani non è prevista nessuna iniziativa per spiegare e rendere attuale l’Unità d’Italia. Mariastella Gelmini non ha finora presentato una pubblicazione, un filmato divulgativo, un fumetto, un testo didattico o un’iniziativa in grado di coinvolgere tutte le scuole italiane. Il Ministro ha fatto parlare di sé alla presentazione dell’anno scolastico 2010-2011 al Quirinale davanti a Giorgio Napolitano quando fu distribuito un opuscolo (senza autore) intitolato “I testi della memoria 1861-2011″. I testi storici che avrebbero dovuto illustrare agli studenti le biografie dei grandi del Risorgimento erano scopiazzati dall’enciclopedia auto prodotta dalla rete, Wikipedia. Il ministro che ha impiegato molti giorni a chiedere sommessamente di rimuovere il sole delle Alpi leghista dalla scuola di Adro, non si è contraddistinto per grande tempestività nemmeno nella programmazione di Italia 150.

E probabilmente non si tratta solo di distrazione. Il basso profilo è una scelta obbligata dalle tendenze antiunitarie di segno contrapposto ospitate nei partiti che sostengono il governo. Al revisionismo della Lega Nord sul Risorgimento, infatti, si sono aggiunte più recentemente le sensibilità neo-borboniche dei politici meridionali. Quando Umberto Bossi disegna “l’Italia divisa in due sulle celebrazioni dell’Unità” è consapevole del fatto che la linea di suddivisione taglia trasversalmente il paese, sia geograficamente che politicamente. Se il leader della Lega chiede “la riscrittura della storia del Risorgimento” in occasione del 150esimo per raccontare “le cose vere”. La leader del movimento Io sud, Adriana Poli Bortone, chiede a Mariastella Gelmini “un opuscolo integrativo sulla storia d’Italia al fine di rendere quanto più attendibile e veritiera la storia del Mezzogiorno”, in seguito all’uscita di libri revisionisti come Terroni di Pino Aprile. In questo clima il Presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti proprio ieri in occasione della presentazione del calendario delle celebrazioni da parte del presidente Giorgio Napolitano è riuscito a invocare “una più equilibrata lettura della storia per considerare anche le testimonianze della parte dei “vinti”, cioè i Borboni e l’esperienza controversa del brigantaggio”. Non c’è da stupirsi se il ministero si è tenuto alla larga dalle iniziative didattiche in materia.

“Non è vero che siamo assenti nelle celebrazioni”, protesta Giovanni Biondi, il capo dipartimento del ministero della pubblica istruzione delegato a seguire le celebrazioni dal ministro Gelmini, “siamo solo a gennaio e la prossima settimana presenteremo il nostro programma. Le posso anticipare alcune iniziative”. Il dottor Biondi comincia a elencare mostre ed eventi che poco hanno a che fare con la conoscenza della nostra storia: “si va dalle olimpiadi dell’italiano a Firenze alla creazione di un portale Internet dedicato al Risorgimento e poi molte iniziative realizzate insieme al Comitato Italia 150 di Torino”. La responsabile del Comitato Italia 150 creato dalla Regione Piemonte, Marina Bertiglia, spiega: “A novembre a Napoli siamo riusciti a portare 700 studenti delle superiori in un cinema ad ascoltare il giornalista Aldo Cazzullo che presentava il suo libro Viva l’Italia e il regista Mario Martone che ha mostrato alcune scene del film Noi credevamo mentre i ragazzi mostravano i loro 150 filmati realizzati con i telefonini con la collaborazione dell’associazione Napoli 99, proprio sul tema dell’Unità”. A parte questa eccezione però raramente il centocinquantesimo anniversario dell’Unità è stato sfruttato per riflettere o aumentare la conoscenza dei ragazzi sulla storia e il senso profondo dell’unità, come richiesto dagli storici e scrittori interpellati dal Fatto.

Il ministero ha puntato molto per esempio su iniziative come “150 Digit”, una piattaforma online sulla quale confluiranno i materiali multimediali prodotti dalle scuole e dal Comitato stesso, oppure lo “Spazio Scuola” da duemila metri quadrati dove 4000 studenti di tutta Italia verranno a proporre la loro idea di Italia unita. Totalmente assente invece la produzione di contenuti multimediali, programmi e testi per tutte le scuole. “È stato lasciato spazio all’autonomia dei singoli istituti”, spiega la dottoressa Bertiglia, “ma si tratta di una scelta dovuta all’attuale organizzazione della scuola che è ben diversa da quella del centenario. Nel 1961 le scelte erano centralizzate perché le scuole erano vincolate alle direttive del ministero” . O forse perché oggi, a differenza di allora, l’Unità è un concetto che divide e non unisce.