Educazione sessuale. Cosa prevedono da Tuttoscuola, 11.1.2011 Dopo le parole del papa, si parla di educazione sessuale nella scuola. Il monito di Benedetto XVI era rivolto a Paesi europei (in primis alla Spagna), non all’Italia, ma anche da noi ha comunque riacceso intorno al problema un dibattito mai sopito e che ritorna di attualità soprattutto dopo i recenti casi di maternità precoci. Nella scuola italiana come stanno le cose? Cosa prevedono i programmi di insegnamento? Nelle scuole del 1° ciclo, dove convivono, in attesa di sintesi, le Indicazioni nazionali (Moratti) e le Indicazioni per il curricolo (Fioroni), non si parla di educazione sessuale come materia di insegnamento. Nelle prime si parla di “educazione all’affettività”: In particolare, i genitori, e più in generale la famiglia, a cui competono in modo primario e originario le responsabilità, anche per quanto concerne l’educazione all’affettività e alla sessualità (secondo il patrimonio dei propri valori umani e spirituali), devono essere coinvolti nella programmazione e nella verifica dei progetti educativi e didattici posti in essere dalla scuola. Educazione all’affettività Conoscenze: L’aspetto culturale e valoriale della connessione tra affettività-sessualità-moralità. abilità: Riconoscere il rapporto affettività-sessualità-moralità. Riconoscere attività e atteggiamenti che sottolineano nelle relazioni interpersonali gli aspetti affettivi e ne facilitano la corretta comunicazione. Nelle Indicazioni per il curricolo viene inserito tra gli obiettivi di apprendimento dell’ultimo anno di scuola secondaria di I grado quello di Apprendere una gestione corretta del proprio corpo; interpretare lo stato di benessere e di malessere che può derivare dalle sue alterazioni; vivere la sessualità in modo equilibrato. L'educazione sessuale non è materia di insegnamento, dunque. Spetta ai docenti e alle scuole, anche in base al POF di istituto, programmare eventuali iniziative in merito secondo i principi dell'autonomia didattica. |