I chiarimenti che non chiariscono

di Maurizio Tiriticco ScuolaOggi 11.1.2011

Sono d'accordo con tutti i dubbi sulla valutazione degli insegnanti! Io sono contrario, comunque, per una ragione di fondo! Una istituzione scolastica autonoma - insisto sull'autonoma - non è una fabbrica di saponette, dalla quale tutti i prodotti debbono uscire rispondendo all'optimum indicato dallo standard! Agli addetti, delle saponette non gliene frega niente... potrebbero produrre anche dentifrici o spille da balia! Il rapporto tra addetto e prodotto è molto labile, a volte fino al punto di generare un vera e propria indifferenza se non, addirittura, quell'insieme di atteggiamenti e comportamenti che il nostro Marx chiamava alienazione. Il prodotto è altra cosa dal produttore; questi è un soggetto, un essere umano, mentre il prodotto è un oggetto! Nel nostro caso, invece,"fabbricare" infanti, bambini, preadolescenti, adolescenti, giovanotti e uomini che riescano a FARCELA nella società di oggi più incerta e liquida che mai, è una impresa faticosissima! In questa particolarissima "fabbrica" gli addetti non possono lavorare "alienati" dal prodotto. Il bambino/uomo non è un prodotto finale, ogni "pezzo" sarà sempre diverso dall'altro! La società non è un supermercato nei cui scaffali ogni confezione è uguale ad un'altra! Sia Metropolis che "1984" indussero allora preoccupazioni che ormai hanno fatto il loro tempo! E non è detto che a questo riguardo la Caduta del muro non abbia fatto la sua parte! Nel "Sistema educativo nazionale di istruzione e formazione" ogni "confezione/prodotto" - che poi continua a riprodursi giorno dopo giorno fino alla tomba - è diverso dall'altro! Anche perché il produttore non è uno dei tanti attori del processo di produzione - non c'è la catena di montaggio - ma è l'attore (non mi accusare, comunque di tardo gentilismo! Non ci sono scintille che scoccano come per magia tra educatore ed educando!), a cui spetta un triplice compito, quello di educare, istruire e formare - ricordi il comma 2 dell'articolo 1 del dpr 275/99? - giorno dopo giorno! E non è solo! Nelle aule ci sono più soggetti in "produzione", e ciascuno è diverso dall'altro! E nelle aule si alternano anche più "produttori", e ciascuno diverso dall'altro. Nell'istituzione comunità scolastica ci sono tanti bambini/uomini e altrettanti adulti/professionisti che li sostengono. li motivano e li sospingono in questo cammino, che è assai faticoso per gli uni e per gli altri. Se queste premesse sono vere, non posso calare per legge in un consiglio di classe una ipotesi per la quale un docente sia più bravo di un altro, perché un consiglio di classe è - e, se non lo è, dobbiamo batterci per questo - un gruppo coeso in cui le pur ineludibili differenze costituiscono pur sempre un insieme di risorse e di soggetti in cui ciascuno dà il massimo di sé! Come è chiamato a dare il massimo di sé ciascun bambino/uomo coinvolto e condotto per almeno 10 anni (sono quelli dell'obbligo di istruzione) a dare anch'egli il massimo di sé, perché ciascuno ha il diritto/dovere di raggiungere il suo personale Successo formativo - fa sempre testo il citato coma 2! Introdurre meccanismi premiali all'interno di una "fabbrica" di uomini non farebbe altro che aggravare le situazioni, già purtroppo presenti, di incomprensione, frizione, a volte anche scontro, in cui si trovano a vivere docenti tra di loro e docenti con genitori di alunni.

In altri termini in una realtà scolastica oggi così fragile, che necessita di tanti supporti e non solo finanziari - non voglio ridurre il tutto alla carenza di carta igienica - introdurre un meccanismo per cui bisogna andare alla ricerca del più bravo significa introdurre elementi di frizione in contesti estremamente delicati. Penso ad un consiglio di classe, in cui è già tanto difficile riuscire a trovare accordi reali e convinti - senza pensare alla sintalità, che per un gruppo, come sai, è l'equivalente di quello che è l'identità per una persona. Se andiamo alla ricerca del più bravo all'interno di un gruppo che invece dovrebbe trovare il massimo della coesione, partecipata e convinta, vado a sollecitare meccanismi, che in genere già ci sono, laddove spesso ciascuno pensa di essere più bravo dell'altro!

Se vogliamo "premiare" scuole ed insegnanti, la strada è un'altra! Quella di assumere l'istruzione, a livello di progettazione del bilancio statale, come una variabile indipendente, o meglio come la variabile che in un mondo in trasformazione necessita del massimo degli stanziamenti pubblici. Non è un adagio affermare che investire nella scuola è investire per il futuro! E' una certezza e una necessità. E i settori in cui investire di meno non mancano! Non si persegue la Qualità con strumenti che incentivano solo personalismi negativi. Anche perché, alla conclusione del progetto si potrà sempre dire che la scuola non funziona perché ci sono tanti insegnanti... Non Bravi!!! Pertanto, la scelta è in primo luogo politica, non finanziaria! Se i soldi che si prevedono per il progetto cosiddetto Qualità servissero, invece, per la carta igienica, sarebbe già un passo in avanti! Ma Mariastella lo sa? E, se lo sapesse, riuscirebbe a convincere Tremonti?! Mah!