La carriera dei docenti precari
costerebbe 250 milioni

da Tuttoscuola, 27.1.2011

Dopo il giudice del lavoro di Padova che si è pronunciato favorevolmente due settimane fa, anche quello di Milano conferma il diritto dei docenti precari ad avere un normale sviluppo di carriera come i colleghi di ruolo.

Si stanno, dunque, intensificando le pronunce a favore dei docenti precari per i quali, contrariamente alle norme contrattuali attuali che escludono qualsiasi forma di progressione di carriera, i tribunali riconoscono invece il diritto agli scatti di stipendio.

I giudici riconoscono il principio della parità di trattamento fra docenti precari e docenti di ruolo per quanto riguarda gli scatti di anzianità, disapplicando la norma italiana che prevede per il precario il livello stipendiale iniziale e non gli riconosce alcuna progressione sotto il profilo economico, anche se assunto per più anni di seguito.

Alla base delle pronunce vi è una normativa della Unione europea a cosiddetta «efficacia diretta», in quanto fa sorgere diritti per il cittadino europeo che quest'ultimo può far valere direttamente davanti al giudice nazionale.

L’Amministrazione scolastica italiana, salva eventuale impugnativa, dovrà ora procedere alla ricostruzione di carriera di questi docenti usciti vincenti dal giudizio del tribunale.

Il giudice di Milano ha ritenuto anche che il diritto alla progressione di carriera non va in prescrizione per chi ha attualmente un contratto in atto.

Se il principio dovesse prendere piede attraverso le varie impugnative in atto, il Miur verrebbe a trovarsi davanti ad ostacolo economico di notevole portata.

Per avere una idea di cosa può significare una possibile rivoluzione della progressione di carriera dei docenti precari, si può stimare che, senza considerare i possibili arretrati, il riconoscimento di due scatti di stipendio a 100mila docenti precari costerebbe 250 milioni.