Pensiamo al dopo Gelmini:
quando un armadietto per ogni alunno?

di Vincenzo Pascuzzi, 30.1.2011

Gli armadietti.

Chiunque, in vicinanza delle scuole e negli orari di ingresso o di uscita, può vederli. Sono i ragazzi delle elementari e delle medie carichi di bagagli: cartelle, zaini, borsoni, mini-trolley, cestini. Portano a scuola libri, quaderni, squadre e righe di plastica (che spuntano fuori), indumenti per educazione fisica, a volte anche colazioni esaustive. Può anche capitare che un ragazzino intorno ai 10 anni porti contemporaneamente tre colli: zaino sulle spalle, cartella o borsone con una mano e mini-trolley con l’altra. Sia insomma “caricato a ciuccio”. L’andirivieni dei piccoli facchini è dovuto al fatto che la maggior parte delle scuole sono sprovviste di armadietti per gli alunni che pure sarebbero utilissimi se non necessari per custodire libri ed altro evitando trasferimenti casa-scuola-casa.

È vero le scuole sono a corto di quattrini, alcune non possono comprare nemmeno i materiali di consumo: gessi, pennarelli, toner, carta per fotocopie, sapone, detersivi, addirittura carta igienica. Ma questa situazione dovrà essere finalmente affrontata e risolta. Poi gli armadietti sono beni patrimoniali, durano nel tempo forse come i banchi e le sedie e non costano molto (ho valutato un 5 euro per anno e per alunno). Non mi risulta che nei programmi del governo attuale ci siano simili dettagli. Ci sono però le lim che hanno un impatto mediatico-propagandistico. La stessa cosa vale per i programmi delle opposizioni.

Alcuni flashes.

Anche le scuole di Milano e provincia, usate incautamente come ruota di scorta dopo il flop di Torino e Napoli, stanno respingendo al mittente Gelmini i suoi “progetti per valorizzare il merito” cioè il “Progetto sperimentale per la valutazione delle scuole” e il “Progetto sperimentale per premiare i docenti migliori”. Il ministro dovrebbe riflettere e cambiare rotta e non, magari, credere ai giornali della sua parte politica che, capovolgendo la realtà, titolano: “Gli insegnanti milanesi hanno paura dell’esame” e “Pur di non essere giudicati rinunciano a un mese di stipendio”.

In Usa, Barak Obama, che ha deciso di assegnare più soldi alla scuola, ha affermato che ridurre le risorse alla scuola «è come alleggerire un aeroplano troppo pesante eliminando proprio il suo motore» e «Chi vince a scuola oggi, vincerà la competizione economica del futuro».

Proprio il contrario di quanto sta avvenendo in Italia. Il programma Tremonti-Gelmini sta tagliando alla scuola circa 8 mld in soli tre anni. La percentuale del nostro pil destinato alla scuola dovrebbe perciò scendere dall’attuale 4,6% al 3,9%. Venti anni fa, nel 1990, questa percentuale era pari al 5,5% e la scuola andava ancora un po’ meglio.