Il merito irricevibile:
una tranvata per la Gelmini

di Vincenzo Pascuzzi, 10.2.2011

La prof.ssa Luisa Ribolzi interviene, con un suo articolo (*), sulla sperimentazione del merito tentata da Gelmini. L’articolo tratta gli aspetti tecnici e formula delle proposte anch’esse tecniche sulle quali ci si può confrontare.

La questione del merito (mai peraltro definito), e della sua sperimentazione, è però squisitamente politica ed economica e non ci si può sottrarre a questi due aspetti.

L’aspetto economico consta di due parti prevalenti. La prima è che per scelta spacciata come necessità, governo, Mef e Miur stanno tagliando selvaggiamente risorse e personale alla scuola. Nella Ue la percentuale media del pil destinata all’istruzione è pari al 5,2%, in Italia (ante Gelmini) era al 4,6%, con i tagli arriverà forse al 3,9%. Nel 1990, in Italia, la stessa percentuale era al 5,5% e le cose andavano ancora un po’ meglio. È questo un particolare che i valorosi mentori dei danni del ’68 tranquillamente trascurano. La seconda parte consiste nella situazione generate delle retribuzioni di tutto il personale della scuola. Nel giugno 2008 infatti Gelmini promise ed illuse: "Questa legislatura deve vedere uno sforzo unanime nel far sì che gli stipendi degli insegnanti siano adeguati alla media Ocse” e "Non possiamo ignorare che lo stipendio medio di un professore di scuola secondaria superiore dopo 15 anni di insegnamento è pari a 27.500 euro lordi annui, tredicesima inclusa. Fosse in Germania ne guadagnerebbe 20 mila in più, in Finlandia 16 mila in più. La media Ocse è superiore ai 40 mila euro l'anno". Ipotizzare e proporre una sperimentazione (criticabile e astrusa, forse volutamente) per l’1% dei prof per “premiarne” lo 0,25% con appena 50 euro mensili netti è chiaramente una turlupinatura inqualificabile.

L’aspetto politico – oltre a quanto implicito nell’aspetto economico – è che il Miur vorrebbe usare questa iniziativa per distrarre dai danni che stanno causando le c.d. riforme Gelmini e da quanto ancora non fatto. Principalmente la sicurezza degli edifici scolastici e il contrasto all’abbandono scolastico. La proposta è insomma una provocazione usata come diversivo e per confondere le responsabilità ministeriali e governative. Le forzature che – con qualcuno riferisce – sono state messe in atto a Milano nei confronti dei presidi per racimolare forzatamente 4 scuole disponibili la dicono lunga!

Trattare solo gli aspetti tecnici significa stare al gioco o cadere nel trabocchetto del Miur. Sia pure senza volerlo e con le intenzioni migliori.