Berlusconi scende di nuovo
‘in campo’ contro la scuola pubblica

di Alessandro Giuliani La Tecnica della Scuola, 27.2.2011

Ritorno all’antico, come nel 1994, da parte del Premier: durante il Congresso cristiano-riformista, ha dichiarato che chi insegna in scuola di Stato inculca agli studenti valori diversi rispetto a quelli delle famiglie, le quali non saranno libere finché costrette a mandarvi i figli. Parole che hanno scatenato forti critiche da opposizione e sindacati.

Una nuova sortita a favore della scuola paritaria. Solo che stavolta fa molto clamore. Perché ad innescarla è stata una delle più alte cariche dello Stato: durante un applaudito intervento al Congresso cristiano-riformista, il Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha infatti rispolverato uno dei ‘cavalli di battaglia’ della campagna elettorale del 1994, quando l’attuale Premier iniziò la sua 'discesa in campo'. Dopo aver dichiarato il no incondizionato alle adozioni ai single, come all’equiparazione dei matrimoni tradizionali con quelli tra gay, Berlusconi ha ricordato il suo pensiero sugli "insegnanti della scuola pubblica: inculcano agli studenti – ha dichiarato, scatenando facili applausi in platea - valori diversi rispetto a quelli delle famiglie". Mentre "libertà – ha sottolineato - vuol dire avere la possibilità di educare i propri figli liberamente, e liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato".

L’attacco del Presidente del Consiglio alla scuola pubblica ha dato il là ad una serie di reazioni contrariate. Ad iniziare dall'ambiente politico, con Pd e Idv in testa. Secondo la capogruppo del Partito democratico al Senato, Anna Finocchiaro, quello di Berlusconi è un comportamento opportunistico. Nella stessa giornata, il 26 febbraio, "ha fatto due visite ufficiali: con i Repubblicani abbiamo assistito al presidente fautore del Risorgimento e dell'unità d'Italia. Se andasse dalla Lega – ha continuato la democratica - trascurerebbe l'unità d'Italia. Poi va dai cattolici e batte sul 'no' alle unioni omosessuali e sulla scuola privata, che peraltro gli costa anche meno e gli permette di finanziare altre cose".

Forti critiche per il pensiero espresso dal Premier sono giunte anche dai sindacati. Per il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna, "la stragrande maggioranza degli insegnanti svolge la propria professione con impegno, competenza, passione, dedizione", e quindi "rappresentare in modo `complessivamente negativo' la scuola pubblica, significa riferirsi negativamente all'insieme della scuola italiana, quella frequentata dal 93% degli studenti".

Il sindacalista si è soffermato sul fatto che "una scuola che non è un segmento settario, ma è parte integrante del paese, sede del pluralismo del sapere. Il presidente del Consiglio – ha continuato Di Menna - volendo esprimere criticità, dovrebbe prima considerare quanto valore offrono gli insegnanti italiani ai loro alunni, quante capacità mettono a disposizione, quanta energia, pazienza, volontà, professionalità. In una società complessa, le famiglie delegano alla scuola la complessa funzione educativa. Lo sanno gli insegnanti, lo sanno i genitori che spesso ne riconoscono la delicatezza e lo sforzo nel loro ruolo". Ma è lunga la lista di chi non lo sa oppure, più probabilmente, non vuole saperlo. Una lista che, evidentemente, comprende diverse altissime cariche dello Stato e con forti responsabilità per le sorti dei suoi cittadini. Anche dei tanti giovani che, appartenenti a famiglie poco facoltose, non potendo permettersi una scuola privata sono costretti a frequentare la sempre più bistrattata pubblica.