Berlusconi e le promesse
mancate sulla paritaria

da Tuttoscuola,  28.2.2011

“Educare i figli liberamente vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare dei principi che sono il contrario di quelli che i genitori vogliono inculcare ai loro figli educandoli nell’ambito della loro famiglia”.

Queste parole del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (che si possono ascoltare in questo AUDIO), pronunciate in occasione del suo intervento al congresso dei Cristiano riformisti, sono suonate quasi come un presagio di imminenti elezioni politiche: come una promessa, cioè, da mantenere in un contesto politico (e magari istituzionale) diverso da quello attuale, visto che – come lo stesso premier ha ricordato – non gli è stato finora possibile tradurre in pratica un impegno da lui pubblicamente assunto fin dal 1994 in un discorso pronunciato alla Fiera di Roma.

Malgrado i non pochi anni trascorsi alla guida di vari governi (quasi nove, con tre ministri dell’istruzione: D’Onofrio nel 1994, Moratti nel 2001-2006, Gelmini dal 2008 a oggi) Berlusconi non ha mai saputo, o forse potuto, tenere fede a quell’impegno. Eppure la legge n. 62 sulla parità, varata nel 2000 dal governo di centro-sinistra, gli aveva in qualche modo spiantato la strada sancendo l’appartenenza delle scuole private paritarie al sistema nazionale di istruzione, a pari titolo con le scuole statali.

Sia nel quinquennio 2001-2006 sia nella corrente legislatura il maggiore ostacolo è provenuto dall’interno dello stesso governo, che per motivi economici (ministro dell’economia era in entrambi i casi Giulio Tremonti) non solo non ha aumentato ma ha addirittura dilazionato e reso più difficile il finanziamento previsto dalle legge 62/2000. E non sembra che nei prossimi due anni le cose possano andare diversamente, sempre che la legislatura si concluda con l’attuale maggioranza e governo. Poi ci saranno le elezioni, e la relativa campagna elettorale…