Autismo, "in Veneto palese arretratezza"

Lo denuncia l'Angsa in una lettera aperta alla regione. La presidente Zen: "Famiglie sole e abbandonate, presa in carico frammentaria e numerosi problemi sul fronte scolastico"

  Il Redattore Sociale, 1.2.2011

VENEZIA. "Sole e abbandonate": così dicono di sentirsi le famiglie venete con figli autistici, che lamentano la mancanza di interesse e impegno della regione. Lo sfogo è contenuto in una lettera a firma di Sonia Zen, presidente di Angsa (Associazione nazionale genitori soggetti autistici) Veneto, indirizzata al presidente Luca Zaia, all'assessore alle Politiche sociali Remo Sernagiotto e all'assessore alla Sanità Luca Coletto. La richiesta è di occuparsi seriamente dei molti problemi affrontati quotidianamente dalle famiglie, sia sul fronte prettamente sanitario sia su quello scolastico.
"Ci sorprende che il diritto di cura, il diritto all'istruzione e il diritto all'integrazione dei nostri figli venga completamente ignorato, lasciando le famiglie completamente sole" è la dura presa di posizione dell'associazione, che manifesta così le proprie "angosce circa l'attuale situazione di incertezza".

Per mettere bene in chiaro le cose, Zen elenca alcune delle principali e più urgenti problematiche, a cominciare dalla scarsa formazione in materia di autismo dei medici di base e dei pediatri che "non sempre sanno dare le indicazioni più appropriate". A questo si aggiunge il ritardo della diagnosi e una "presa in carico frammentaria, lasciata alla sensibilità degli operatori". Quando poi il bambino va a scuola i problemi si moltiplicano: manca un dialogo tra servizi sociosanitari e scolastici, il turnover degli insegnanti di sostegno è altissimo e troppo spesso si ha a che fare con l'assenza di preparazione da parte del corpo docente, il tutto inserito in classi sovraffollate.
C'è poi il "dramma" del diciottesimo anno di età, quando gli autistici "spariscono dalle statistiche diventando semplicemente disabili. Pertanto escono dall'assistenza della Neuropsichiatria infantile ma non vengono accolti nella Psichiatria per adulti". Zen, infine, denuncia la "farsa della richiesta periodica di accertamento dell'invalidità".

In sostanza, in Veneto si sente forte la mancanza di un Piano regionale specifico, per cui "i soggetti affetti da questa disabilità, portatori di bisogni peculiari, vengono trattati alla stessa stregua di portatori di handicap generici". Il giudizio finale, quindi, è di "palese arretratezza". Eppure, riferisce Zen, intervenire nella direzione auspicata dalle famiglie non comporterebbe grandi spese, "quanto piuttosto una formazione specifica del personale di assistenza e un'organizzazione territoriale seria e puntuale, avvalendosi di professionisti preparati che sarebbero in grado, se adeguatamente strutturati, di formare altro personale specializzato". Un ulteriore passo da tempo richiesto è poi l'adozione delle linee guida della Sinpia (Società italiana di neuropsichiatria dell'infanzia e dell'adolescenza), finora ignorate. (gig)