Scuola, no alla perestrojka del merito

Il ministro Gelmini ha annunciato la valutazione degli istituti. Ma i docenti torinesi non ci stanno e il termine per le candidature è stato spostato al 7 febbraio, per mancanza di concorrenti

 di Marina Boscaino Il Fatto Quotidiano, 2.2.2011

Cosa succede? Con altisonante sfarzo mediatico, due mesi fa Gelmini annuncia – dopo l’“epocale riforma” – un altro evento “storico”: valutazione delle scuole. La perestrojka del merito – cult del Gelmini-pensiero – si sviluppa in un duplice progetto. Per la scuola media (province di Pisa e Siracusa) prevede di valutare gli istituti. Considererà i test Invalsi e una serie d’indicatori (tassi di abbandono, rapporto scuola-famiglia, scuola-territorio, virtuosità nella gestione delle risorse). Valutatori: un ispettore ministeriale e due esperti indipendenti. Le relazioni finali definiranno una graduatoria. Premi fino a 70 mila euro alle scuole migliori. L’altro vuole individuare chi si distingue “per le capacità e le professionalità dimostrate”. Valuteranno dirigente, due docenti eletti dai colleghi e, come osservatore, il genitore presidente del consiglio di istituto. Curriculum, un misterioso “documento di valutazione”, nonché l’indice di gradimento presso studenti e famiglie, saranno elementi di giudizio. 

Un partnerariato tra Fondazione Agnelli, San Paolo e Treellle è responsabile della progettazione, i cui risultati saranno monitorati da un Comitato tecnico-scientifico d’indubbia fedeltà e innegabile spirito aziendalista: Giorgio Israel (strenuo difensore della riforma universitaria), Andrea Ichino (fratello del mitico inventore della parola “fannullone” nella P.A., e non me ne voglia Brunetta), Attilio Oliva, Biondi e Cosentino, ministeriali buoni per ogni stagione. I collegi docenti, sovrani in materia, hanno risposto al marketing concettuale sciorinato dal ministero con una sonora bocciatura. Tra le operazioni gelminiane è la più imbarazzante.

I docenti torinesi non vogliono essere valutati. A dire “no” sono state prima le scuole di Torino e poi quelle della Provincia. E ora l’Ufficio Scolastico Regionale ha esteso l’iniziativa a tutta la Regione. A Napoli solo 5 sperimentazioni accettate. Il termine per le candidature è stato così spostato al 7 febbraio, per mancanza di concorrenti. Si è poi estesa la possibilità alle intere province e sono state coinvolte anche le scuole di quella di Milano, che già si stanno organizzando per opporsi. Con il pretesto di premiare un merito dai contorni indistinti (lontano da qualsiasi criterio di scientificità), si introducono differenze retributive tra chi svolge mansioni uguali, ghettizzando definitivamente il precariato ogni anno itinerante, favorendo clientelismo e profluvio di progetti inutili, promuovendo insana competizione tra pari, inficiando la relazione con studenti e genitori, claque alla quale occhieggiare per essere “premiato”.

L’apparatnik non ha fatto i conti con due elementi che la scuola proprio non riesce ad ignorare, persino in epoca di disimpegno e inerzia: collegialità del lavoro e del governo delle decisioni che ne caratterizza il Dna; contrattazione nazionale in primis e poi di istituto, in materia retributiva e di quantità, criteri di erogazione, accesso e per retribuzioni di base o accessoria. Un terzetto improvvisato e privo di protocolli scientifici e lo share parentale – con gusti e predilezioni non sempre connesse con l’efficacia didattica – non rappresentano esattamente la glasnost cui affidare la propria professionalità e delegare queste prerogative. Le scuole dicono no, senza se e senza ma. Buon segno.