IL CASO

Supplenti, graduatorie nel caos
La Consulta boccia la Gelmini

La Corte Costituzionale dichiara illegittima la norma che impediva ai precari del sud di conservare il proprio punteggio se cambiavano provincia. In arrivo migliaia di ricorsi e richieste di risarcimento al ministero

Salvo Intravaia la Repubblica 9.2.2011

SBARRARE la strada ad un supplente che si vuole inserire in graduatoria a Varese solo perché è nato a Trapani è incostituzionale. Lo ha ribadito la Corte Costituzionale, bocciando le regole del ministero dell'Istruzione sulle graduatorie "di coda" dei precari della scuola. L'Italia è una sola e i titoli di studio hanno lo stesso valore in tutto il territorio nazionale, spiega la Consulta. Una verità che sembrava ovvia ai più, ma non alla Gelmini che, spinta dalla Lega, nel 2009 operò una sorta di protezionismo sulle graduatorie dei supplenti della scuola a favore dei prof settentrionali.

Attraverso un iter parlamentare piuttosto complesso del decreto-legge dal titolo "Disposizioni urgenti per garantire la continuità del servizio scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010", il governo in sede di conversione il legge introdusse un comma che di fatto blindava le graduatorie delle regioni padane, favorendo le supplenze e l'immissione in ruolo con un punteggio minimo agli insegnanti autoctoni. "Nelle operazioni di integrazione e di aggiornamento delle graduatorie - recita il comma incriminato - è consentito ai docenti che ne fanno esplicita richiesta, oltre che la permanenza nella provincia prescelta (...), di essere inseriti anche nelle graduatorie di altre province dopo l'ultima posizione di (terza) fascia nelle graduatorie medesime".

Fuori dal burocratese, la legge stabiliva che in occasione dell'aggiornamento delle graduatorie per gli anni scolastici 2009/2010 e 2010/2011 chi si trovava inserito in una graduatoria provinciale per le supplenze e per metà delle immissioni in ruolo stabilite annualmente non poteva trasferirsi con proprio punteggio in un'altra provincia, se non "in coda". E non "a pettine" (secondo il punteggio maturato) come auspicavano gli interessati. La norma, come dimostrano gli ultimi dati pubblicati dallo stesso ministero, nei fatti "protegge" i supplenti settentrionali.

Ma adesso i giudici di Palazzo Spada sostengono che l'articolo in questione "si pone in contrasto con l'art. 3 della Costituzione". Già i giudici del Tar Lazio avevano considerato la legge in contrasto con uno dei principi fondamentali del nostro ordinamento: l'uguaglianza fra tutti i cittadini. Il provvedimento "violerebbe l'art. 3 Cost. perché, in modo irragionevole e in violazione del principio di uguaglianza, prevede una diversa disciplina a seconda del momento in cui il docente chiede il trasferimento da una graduatoria provinciale ad un'altra", scrivevano i giudici del Tar Lazio.

"La disposizione impugnata - spiegavano i giudici amministrativi - introduce una disciplina irragionevole che limitata all'aggiornamento delle graduatorie e comporta il totale sacrificio del principio del merito posto a fondamento della procedura di reclutamento dei docenti e con la correlata esigenza di assicurare, per quanto più possibile, la migliore formazione scolastica".

La sentenza non mancherà di produrre ricadute politiche e economiche. Il Carroccio si batte da anni per una normativa "di favore" nei confronti degli insegnanti del nord, che però il governo non è riuscito ad assicurare. E il ministero, a questo punto, verrà quasi certamente travolto da migliaia di richieste di risarcimento danni da parte di coloro che si sono visti soffiare per due anni incarichi e immissioni in ruolo. L'Anief (l'Associazione nazionale insegnanti ed educatori in formazione), nel ricordare di avere patrocinato i ricorsi che hanno portato alla bocciatura della norma, vede all'orizzonte 15 mila ricorrenti che possono reclamare il ruolo".

"A questo punto - dichiara il presidente nazionale dell'Anief, Marcello Pacifico, il ministro Gelmini dovrebbe prendere atto di non essere stata capace di gestire le graduatorie del personale docente, dovrebbe assumersi la responsabilità di aver creato un profondo danno erariale alle casse dello Stato e sanare la posizione dei ricorrenti aventi diritto, senza nulla togliere ai docenti già individuati nei contratti, come da prassi corrente". "Il tentativo del centrodestra, capitanato dal ministro Gelmini, di realizzare una vera e propria 'linea gotica' che impedisse, come fortemente auspicato dalla Lega Nord, la mobilità dei docenti sul territorio nazionale è fallito", dichiara Tonino Russo (Pd), componente della Commissione cultura della Camera dei Deputati.

"La sentenza avrà effetti devastanti - prosegue Russo - e l'amministrazione sarà costretta ad assumere tutti quei docenti che, collocati in coda, nelle graduatorie aggiuntive, si sarebbero trovati in posizione utile per l'immissione in ruolo". "Il ministro Gelmini - conclude - era stata, a suo tempo ed in numerose occasioni, messa di fronte alla palese irragionevolezza della norma, Purtroppo se ne è sonoramente infischiata con fare tutt'altro che istituzionale e privo di buon senso, esponendo l'amministrazione ad un danno erariale enorme".