Confartigianato: educhiamo i giovani alla fatica

150 mila posti vacanti nelle imprese artigianali
mentre aumenta la disoccupazione giovanile

da Tuttoscuola, 2.2.2011

I dati sulla disoccupazione giovanile (uno su tre in Italia e uno su due al Sud), commentati in questi giorni con preoccupazione da vari esponenti politici, fanno registrare una dichiarazione controcorrente da parte del presidente della Confartigianato, Giorgio Guerrini.

Intervistato da Avvenire, Guerrini parla di paradosso italiano, perché mentre la disoccupazione giovanile aumenta, si registrano 150 mila posti “manuali” vacanti.

“Serve una rivoluzione culturale - dichiara il presidente di Confartigianato - che educhi i giovani al lavoro, alla fatica, che faccia capire che i mestieri manuali costano sudore, ma danno grandi soddisfazioni”.

Contro gli allarmanti dati dell’Istat sui giovani disoccupati (quasi il 30%), Guerrini punta il dito contro la “demonizzazione” del lavoro che “ha allontanato i giovani da quelle figure professionali (sarti, falegnami, tessitori, panettieri) che poi restano vacanti (sono 150 mila i posti liberi)”.

Nelle 700 mila imprese artigiane del nostro Paese il 26,7% del fabbisogno occupazionale nel 2010 non è stato soddisfatto, nonostante vi sia la prospettiva di buona remunerazione e nell’85% dei casi la trasformazione dei contratti di apprendistato a tempo indeterminato dopo tre anni.

Secondo Giannini, occorre una rivoluzione culturale che recuperi il valore della manualità, contro l’idea sbagliata del guadagno facile al termine di percorsi umanistici.

“Il lavoro è fatica, è sudore. Insegniamo questo ai nostri ragazzi.”: ha detto Giannini.

Il rappresentante di Confartigianato, citando anche il modello tedesco che porta l’impresa a scuola da subito, propone in Italia - in alternativa alla situazione esistente - un percorso in tre passaggi: una fase formativa nella scuola di base, un adeguato orientamento, il rilancio dell’apprendistato.