Educazione e istruzione:
un dibattito antico

da TuttoscuolaNews, n. 477 28.2.2011

“Ma chi ti ha insegnato l’educazione?” E’ la domanda che da sempre gli adulti usavano rivolgere ai ragazzi che volevano rimproverare per loro comportamenti giudicati lesivi di regole o prassi consolidate.

Nella domanda era sottinteso un biasimo nei confronti dei genitori di questi ragazzi, responsabili di non averli, appunto, ‘educati’, perché era opinione diffusa che a loro, ai genitori, spettasse in primo luogo il compito di insegnare ai figli le regole fondamentali di comportamento, tra le quali era certamente compresa anche quella di rispettare gli insegnanti.

Con il tempo, e sempre più spesso, la domanda è però diventata “Ma è questa l’educazione che ti insegnano a scuola?”, domanda nella quale è sottinteso un giudizio critico sulla scuola e sugli insegnanti, sui quali viene scaricata la responsabilità sono solo di istruire i giovani, ma anche di ‘educarli’. La famiglia si è in sostanza sottratta al compito di insegnare ai figli il rispetto delle regole, e si aspetta (o desidererebbe) che questo compito fosse assolto dalla scuola. La quale non è però nella condizione di farlo, perché - almeno in Italia - essa è stata costruita per ‘istruire’ (e con sempre meno risorse e minore peso nelle priorità del Paese), non per ‘educare’.

Nella stessa Costituzione repubblicana del 1948 il compito di educare non fu assegnato alla scuola (artt. 33-34) ma alla famiglia (art. 30: “E’ dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli”). E il ministero preposto alla scuola tornò a chiamarsi ‘della pubblica istruzione’, dopo essere stato trasformato nel ventennio fascista in ‘Ministero dell’educazione nazionale’.

Il rischio è che con la contemporanea crisi della famiglia tradizionale e del prestigio sociale della scuola e degli insegnanti nessuno abbia più la legittimazione (auctoritas) ad educare.