Religione, la quota dei docenti cresce di Alessandro Giuliani La Tecnica della Scuola, 20.2.2011 Gli ultimi dati ufficiali della Cei indicano oltre 1.100 insegnanti della materia in più rispetto all’anno precedente: nello stesso periodo, però, il numero delle adesioni è sceso di un ulteriore 1%. Ma la contraddizione non c’è: la presenza del docente (sempre più donne e meno sacerdoti) è prevista anche se chiede di avvalersi un solo alunno. Fanno discutere le risultanze annuali pubblicate in questi giorni dalla Cei attraverso il ‘Servizio nazionale della Conferenza episcopale italiana per l’Insegnamento della Religione cattolica’: dall’ultima rilevazione, relativa all’anno scolastico 2009/2010, il numero di studenti che aderiscono alle lezioni settimanali di religione risultano in diminuzione dell’1%. Nell’a.s. passato su 6.789.076 alunni e studenti iscritti alle scuole statali di ogni ordine e grado, i cosiddetti avvelentisi risultavano il 90% (6.110.007), confermando la lenta ma graduale riduzione: è significativo che nel 1994/95 partecipavano all’ora di religione cattolica il 94,4% di iscritti. Complessivamente, dei 679.069 che non si avvalgono della religione la maggior parte frequenta la scuola secondaria, dove si sottrae alle lezioni sul cattolicesimo il 16,5%. Alla primaria, invece, appena il 6,3% rinuncia all’ora settimanale di religione. La differenza tra Nord e Sud, inoltre, è davvero ampia: se nelle regioni settentrionali i non avvalentisi sono pari al 15,7%, con punte nei grandi centri (come Milano) anche vicino al 60%, al meridione la percentuale crolla all’1,9%. Anche se il divario non è una novità (già 15 anni fa al Nord rinunciava il 9,5 degli iscritti, al Sud appena l’1,6), la ‘forbice’ territoriale sembra allargarsi progressivamente. Il motivo, oltre che culturale, è soprattutto demografico: sopra il Po, infatti, è molto più alto numero il numero di alunni appartenenti a famiglie non italiane che professano altre religioni. Quel che dovrebbe preoccupare i vescovi è, però, soprattutto il confronto con il 2008/2009: in un solo anno ben 70.000 alunni e studenti hanno preferito svolgere l’attività alternativa, che a seconda degli istituti si traduce in lezioni organizzate dalla scuola, studio assistito o approfondimenti individuali. Un dato che non è sfuggito alle associazioni e i movimenti laici. Che, hanno fatto notare, a fronte della riduzione di alunni e nel bel mezzo di un triennio contrassegnato da tagli a risorse e a decine di migliaia di posti, come nel 2010 gli insegnanti di religione cattolica siano aumentati di oltre 1.100 unità: del resto, a seguito degli accordi sanciti con il Concordato di metà anni Ottanta per prevedere la presenza di un insegnante di religione può bastare anche un alunno per classe. Una norma che, secondo le associazione laiche, andrebbe rivista. Tornando all’insegnamento della religione, invece, il rapporto annuale della Cei rivela che è affidato sempre meno ai sacerdoti: nell’ultimo 15ennio il numero di insegnanti nominati dal vescovo territoriale si è infatti ridotto del 70%. "La quota dei sacerdoti e dei religiosi – sottolinea la Conferenza episcopale - si è via via contratta fino a ridursi da oltre un terzo (36,6%) nel 93/94 al minimo storico del 12,6% nel 2009/10". E quella dei laici è una presenza, dietro la cattedra, soprattutto femminile: in Italia nel 56,5% che insegna la materia sono donne. |