L’anagrafe dei docenti
a tempo indeterminato, ma come?

Pasquale Almirante, AetnaNet 12.2.2011

Come mai il “Servizio statistico” si interessa a quale diploma ha permesso il mio accesso all’università trenta anni fa, e non al mio dottorato di ricerca oppure a tutto quello che ho fatto nei decenni successivi alla laurea o al superamento del concorso che mi permette di insegnare?

I primi di febbraio ricevo un fascicoletto che una circolare interna mi invita a restituire compilato entro il giorno 8 di febbraio. Si tratta di un “modello scheda docente” da utilizzare per l’Anagrafe dei docenti a tempo indeterminato.

Nella prima pagina richiede dati come il codice fiscale, cognome e nome, data e provincia di nascita. La parte interessante è contenuta nelle pagine successive, dove si chiedono notizie circa il titolo di studio per l’accesso all’insegnamento, il tipo di diploma, il possesso di certificazioni ECDL o linguistiche. Il modello non richiede e non permette di segnalare l’eventuale possesso di specializzazioni e/o dottorati di ricerca, master o corsi di perfezionamento universitari. Perché?

Nella nota n. 459 del 20.01.2011 leggo: “Il decreto legge n. 112/2008, convertito con modificazioni dalla legge n. 133/2008, ha previsto, per la realizzazione del Piano programmatico finalizzato alla riforma degli ordinamenti scolastici, l’adozione di una serie di regolamenti, in parte già entrati in vigore e in parte in corso di perfezionamento. Tra questi ultimi risulta compreso il Regolamento per la revisione e l’accorpamento delle classi di abilitazione e di concorso. Ciò premesso, risulta di tutta evidenza l’esigenza di disporre di un aggiornato quadro circa le professionalità del personale docente, anche in relazione alle possibili modifiche della corrispondenza tra titoli di studio e discipline di insegnamento. A tal fine, nell’area SIDI dedicata al ‘Fascicolo Personale Scuola’, viene resa disponile una funzione per l’acquisizione di informazioni di sintesi in ordine alla professionalità docente”.

Il “tutto” suona interessante: si parla di professionalità docente e di accorpamento delle classi di abilitazione e di concorso. Come mai il “Servizio statistico” si interessa a quale diploma* (così mi hanno detto nella segreteria della mia scuola) ha permesso il mio accesso all’università trenta anni fa, e non al mio dottorato di ricerca oppure a tutto quello che ho fatto nei decenni successivi alla laurea o al superamento del concorso che mi permette di insegnare? Forse ancora una volta non ho capito bene: per professionalità docente si intende altro!

E ancora, perché il Ministero del quale sono dipendente da 24 anni, che mi stipendia da 24 anni, ha bisogno di chiedermi come mi chiamo, quando sono nata, che laurea ho, quale abilitazione... non lo sa? Intende risolvere il problema della mia professionalità docente calcolando quando tempo ho impiegato a laurearmi? Avvengono cose strane... a chi vengono in mente? (da Educazionepuntozero)
 

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