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Scuola

il 5% degli alunni italiani affetto
da disturbi dell'apprendimento

Sabato 26 e domenica 27 febbraio a Milano il primo convegno nazionale sulla legge 170/2010: 350-400 mila studenti con dislessia, disortografia e discalculia, dovranno poter raggiungere gli stessi obiettivi dei loro compagni

da Superabile, 26.2.2011

MILANO - Il segreto per aiutare i bambini dislessici? Puntare su didattiche innovative create attorno agli studenti. Di questo si parlerà al primo incontro nazionale delle associazioni che si occupano di dislessia, in calendario domani e domenica, 26 e 27 febbraio, presso l'Atahotel Expofiera di Pero (via Keplero 12), alle porte di Milano (info: www.illaribinto.org). Il convegno, organizzato dalla onlus Il Laribinto, raccoglie la sfida lanciata dalla recente legge 170/2010 sulla dislessia: 350-400 mila studenti (il 5% della popolazione studentesca, ndr) con disturbi specifici di apprendimento per dislessia, disortografia e discalculia, dovranno poter raggiungere gli stessi obiettivi dei loro compagni.

"Una cosa che si dice spesso è che i dislessici stanno aumentando: non è vero, ci sono sempre stati ma ora iniziamo a riconoscerli -dice Maria Dimita Giombini, presidente de il Laribinto, onlus impegnata nell'organizzazione di eventi culturali e raccolte fondi a favore di associazioni che si occupano di dislessia-. Una volta, quando andavano male a scuola smettevano di studiare, oggi la preparazione è una tappa obbligata altrimenti è difficile andare avanti nella vita". Va poi precisato che i ragazzi dislessici non hanno la dislessia ma "sono" dislessici: "La dislessia non è una malattia, ma una caratteristica congenita - continua Giombini -. Come un bambino mancino, che ha difficoltà perché l'ambiente gliele crea e, a seconda dell'insegnante cambia tipo di risposta". Per questo, al convegno di domani non ci saranno soltanto associazioni di volontariato, ma anche scuole.

"L'incontro è stato pensato soprattutto per gli insegnanti -proseuge Giombini-: siamo alla ricerca di una didattica pensata per tutti i ragazzi, ma con modalità tali che gli studenti dislessici, ragazzi intelligenti e in gamba, abbiano maggiore facilitazione nell'apprendimento: se non studiano non è perché non vogliano farlo ma perché la loro fatica è molto superiore a quella dei loro compagni". Con più libri da studiare e continue verifiche scritte, i metodi adottati da alcuni insegnanti, sono molto penalizzanti, con il risultato che i ragazzi dislessici si trovano in crisi. "Per questo porteremo a conoscenza di associazioni e scuole ciò che in Italia si sta sperimentando - conclude la presidente de Il Laribinto -, con orientamenti didattici che possano essere di pungolo soprattutto per dire alla classe docente che deve un po' mettersi in gioco e che le idee devono nascere da loro stessi, osservando i ragazzi che hanno davanti". Come ha fatto Alberto Pian, professore di italiano e storia all'Istituto Bodoni-Paravia di Torino, inventore di un metodo didattico molto particolare. (ar)