Pensiamo al dopo Gelmini: di Vincenzo Pascuzzi, 24.2.2011 Il ministro dell’istruzione austriaco Claudia Schmied (partito socialdemocratico) ha annunciato l'abolizione delle bocciature scolastiche nel suo Paese a partire dal 2012. Così l’Austria intende unirsi ai pochi paesi europei che già adesso non adottano il sistema della bocciatura: Islanda, Norvegia, Gran Bretagna (forse ce n’è anche qualche altro). In attesa di dettagli e approfondimenti sul caso austriaco, può essere utile discutere – come già si sta facendo - l’ipotesi dell’abolizione delle bocciature anche in Italia. Intanto, a coloro che potrebbero equivocare, ridacchiare, nutrire illusioni, accampare pretesti o strumentalizzare, va chiarito che l’abolizione delle bocciature non significa affatto promozione sicura e senza studio oppure diploma certo e automatico per tutti cioè una sorta di “successo formativo” certificato, sicuro, gratuito e senza sforzi. Tutt’altro. Nel 2005, avevo proposto che i docenti tornassero a mettere in pagella solo voti veri. I loro voti veri. Non più i voti contrattati o imposti dal Consiglio di Classe e/o dal Preside in sede di scrutinio finale. Non più i “sei” rossi (o asteriscati o sottolineati) che mascheravano e truccavano insufficienze anche gravi o gravissime ( i 4, i 3, anche i 2; i 5 sono generalmente considerati quasi-sufficienze e perciò subito tramutati in 6 senza nemmeno discutere e perdere tempo). Negli scrutini finali i Consigli di Classe dovrebbero registrare la promozione e l’iscrizione all’anno successivo dei soli alunni con tutte sufficienze. Per gli alunni con insufficienze, le famiglie – in base a pagelle con i voti veri – potrebbero decidere loro stesse l’iscrizione, o meno, alla classe successiva con l’intesa ovvia e la responsabilità di sanare le insufficienze.
1) impone necessariamente, a carico della scuola, l’attivazione di seri corsi ed adeguate iniziative di recupero nel periodo estivo e durante tutto l’a.s. e poi di successive occasioni di verifica; 2) Instaurerebbe trasparenza e avvierebbe sinergia e collaborazione operosa tra scuola, docenti, genitori e alunni: 3) potrebbe scardinare la prassi incancrenita e perversa degli scrutini finali che – pur con le migliori intenzioni ma anche in interessata autotutela dei posti di lavoro – producono falsi in atto pubblico, promuovono (e danneggiano) chi non merita, chi sceglie poi di non recuperare e che sicuramente causerà difficoltà alla didattica nell’anno successivo; 4) taglierebbe l’erba sotto i piedi agli alunni che, a inizio a.s., operano la scelta ergonomica di non studiare affatto una, due o più materie confidando nei meccanismi – statisticamente e storicamente collaudati – di assoluzione e di condono caratteristici della prassi del sistema scolastico; 5) deve fondarsi sulla serietà, razionalità e oculatezza delle famiglie degli alunni con insufficienze nello scrutinio finale. |