Ripetenze in Europa da Tuttoscuola, 15.2.2011 È stato pubblicato in questi giorni il rapporto, a cura dell’agenzia europea Eurydice, sulla condizione delle ripetenze nei paesi membri dell’Unione Europea. L’analisi comparativa delle politiche relative alla tematica, esaminando l’arco temporale dell’obbligo, indicano che, in generale, la percentuale media di ripetenza è superiore al 10%, limite previsto dalla nuova strategia Europa 2020. In alcuni paesi membri tale percentuale sfiora il 25%, con costi molto alti per le diverse amministrazioni. L’Italia, come le Repubbliche baltiche, la Turchia e la Svezia, fa parte dei paesi nei quali è possibile la ripetenza. Norvegia, Bulgaria e Islanda prevedono la progressione automatica, per la quale negli altri paesi membri sono previste restrizioni. Il Regno Unito, unico nell’area europea, non ha una regolamentazione specifica riguardante la ripetenza e le situazioni vengono valutate caso per caso. Molto variabili sono anche le indicazioni che riguardano il numero di ripetenze possibili e i motivi di non ammissione. Uno dei criteri più comuni, tiene conto della somma delle assenze. Sono considerate assenze prolungate e sufficienti a determinare la bocciatura quelle derivate da malattia o periodi di ospedalizzazione, come accade nel Belgio di lingua francese, in Slovacchia o nella Repubblica ceca. In alcuni paesi superare il 50% di assenze non giustificate è motivo di bocciatura, per altri non ha importanza la tipologia di assenza effettuata, ma la durata complessiva in relazione ad un limite stabilito dalla norma. Anche un comportamento non adeguato è un criterio che può determinare la mancata ammissione. In Polonia, benché il comportamento rientri tra le discipline oggetto di valutazione, non comporta automaticamente una bocciatura. Solo se il giudizio finale è per tre volte negativo è possibile sancire la non ammissione. |