Berlusconi: "La libertà non è la scuola pubblica"

di Sonia Bonvini da Net1 News, 26.2.2011

ROMA - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, apre al congresso dei Cristiano riformisti, tenutosi oggi con una lunga invettiva: mai adozioni per i single e le coppie gay e soprattutto nessuna equiparazione delle coppie omosessuali alla famiglia tradizionale "finché noi governeremo questo Paese". Riprende, un passaggio del discorso che tenne nel '94 alla Fiera di Roma, contro la scuola pubblica, in una delle sue prime manifestazioni pubbliche.

Pochi i riferimenti alla situazione politica, Berlusconi parte spiegando, il motivo che lo spinse, nel 1994, a scendere in politica, vale a dire per: "impedire che la più atroce ideologia della storia dell'umanità, e cioè il comunismo, prendesse il potere anche in Italia". Berlusconi ha poi iniziato a leggere il suo discorso della discesa in campo 17 anni fa, sottolineando che: "Nel '94 - ha ricordato - molti di noi che prima non avevano mai pensato di fare politica, sentirono che incombeva sul nostro Paese un pericolo grande: quello che l'ideologia più disumana e criminale della storia, il comunismo, potesse prevalere in Italia. Un giorno il professor Urbani venne da me e mi presentò i sondaggi della sua università: il Partito comunista con il 34% dei voti, si sarebbe preso, grazie alla nuova legge elettorale che il Partito comunista per primo aveva voluto, l'82% dei seggi. Saremmo diventati un paese a guida totalmente comunista. I comunisti di casa nostra erano e sono tuttora comunisti", ha concluso il premier.

Poi prosegue con: “Nel cuore della cristianità si incontrano i valori” è il titolo scelto per l’assise nazionale ed è proprio al pubblico cattolico che il premier dedica il cuore del suo intervento fatto di citazioni, e di chiare prese di posizione a difesa della famiglia tradizionale: «Abbiamo nella nostra storia e li teniamo stretti nel nostro cuore uomini come De Gasperi e come don Sturzo, che seppero opporsi al comunismo e gli vietarono di diventare il partito dominante nell'Italia degli anni successivi e noi siamo ancora qui, primariamente, per la stessa ragione».

Silvio Berlusconi, ospite d'onore al secondo congresso dei Cristiano-riformisti, racconta tra le acclamazioni le origini della sua verve anticomunista e dice di essere stato per 8 anni dai Salesiani: «Lì ho conosciuto un giovane sacerdote che mi raccontava cose quasi incredibili dall'Urss. Aveva avuto come compagno di banco a scuola uno studente che poi si trovò di fronte come prete e divenne il suo inquisitore. Voleva sapere l'indirizzo del suo vescovo e di fronte al suo rifiuto mi portò davanti padre, madre e due fratelli sparandoli in faccia uno ad uno così ho capito che cosa era il comunismo, fenomeno - ha concluso Berlusconi - che non sta ancora completamente alle nostra spalle anche perchè i comunisti di casa nostra sono e restano tutt'ora comunisti».

Infine, la rivelazione, la profezia finale: "A dodici anni avevo già chiaro quale fosse l'ideologia comunista".

Si passa poi al tema delle intercettazioni e della relativa legge, dove Berlusconi conferma che porterà avanti la riforma per le intercettazioni perché, in fondo, non c'è libertà in un Paese in cui appena si alza la cornetta del telefono altre persone ascoltano. Per il premier il senso è che in nessun paese civile le intercettazioni si possono portare in processo come prova, ne per l'accusa ne per la difesa. Non mancano nemmeno le simpatiche battute che, come sempre, Berlusconi sferza al Presidente della Camera, Gianfranco Fini, dicendo: “prima della loro uscita dal Governo, Fini ed i suoi ci vietavano di presentare in Parlamento certe riforme come le intercettazioni”. Dopodiché la critica passa all’opposizione, e sempre riferendosi alle riforme, il premier Silvio Berlusconi afferma: « L’opposizione, dev'essere responsabile e di tipo europeo. Purtroppo - prosegue - siamo lontani da questo, perchè abbiamo un'opposizione con cui ci confrontiamo, che non ha mai rinunciato all'illusione della spallata con la magistratura e con manovre di palazzo per sovvertire un risultato che non riescono ad ottenere attraverso le urne».

"Noi - prosegue il premier - non verremo meno ai nostri compiti e al dovere di guidare questa nazione verso il futuro".

Affronta anche la questione della crescita bassa italiana, sostenendo che le colpe sono dovute ai diversi handicap che l’Italia si porta appresso, come il debito pubblico, una pubblica amministrazione e una giustizia civile inefficienti o la mancanza di centrali nucleari che fanno salire il costo dell'energia, tutti problemi rispetto ai quali il governo non ha la bacchetta magica. Il premier alza poi, il tono della voce e se la prende anche con gli ecologisti, chiaramente di sinistra, che 20 anni fa avrebbero fermato la costruzione delle centrali nucleari, il che oggi si trasforma in un costo del 30, 40, 50% di costi in più per famiglie e aziende dell'energia rispetto ad altri Paesi, come la Francia.

«Si dimenticano questi signori che noi abbiamo ricevuto da chi ci ha preceduto - ha insistito il presidente del Consiglio - una Pubblica amministrazione che ci costa 4400 euro a testa per ciascun cittadino, contro i 3300 che spendono i cittadini tedeschi, olandesi o spagnoli; ed è pletorica, inefficiente e molto spesso si trasforma in oppressione burocratica. Abbiamo cominciato a riformarla - ha sottolineato - ma non abbiamo la bacchetta magica», e nonostante il debito pubblico, Berlusconi promette che a breve farà una rivisitazione della squadra di governo, chiedendo l'aumento del numero dei sottosegretari perché, ministri e i sottosegretari, dovranno stare di più in Parlamento.

«Si dimenticano questi opinionisti che abbiamo ereditato una giustizia civile che impiega 8 anni per una causa di lavoro, 10 anni per una causa di fallimento, 10 anni per far si che chi ha emesso una fattura giusta possa ottenerne il pagamento». «Questi sono handicap con cui noi ci misuriamo ogni giorno - ha concluso Berlusconi - noi che abbiamo responsabilità di governo, le famiglie e le imprese».

Tra i vari applausi dei sostenitori, che lo accolgono nella sala del convegno con il grido: “Silvio-Silvio”, dalla platea però, parte anche qualche fischio all'indirizzo del Cavaliere, il premier esordisce con la sua solita battuta: «Grazie per questo applauso, vi inviterei tutti al bunga bunga ma resterete delusi». E saluta, così, i militanti del Pri.
Questa volta ad infiammare la platea non sono gli attacchi alla magistratura "politicizzata", ma l’arringa che Silvio Berlusconi fa a difesa della famiglia. Parole che infiammano i Cristiano - riformatori (costola del Pdl che fa capo al questore della Camera Antonio Mazzocchi), un pubblico sensibile all’argomento, riunito in congresso all’hotel Ergife dove il premier è l’ospite d’onore.