Concorso ds, di Alessandro Giuliani La Tecnica della Scuola, 22.12.2011 I giudici di Palazzo Spada reputano “inaccoglibili” le domande di ammissione con riserva. Però ammettono possibili vizi di legittimità nella fase preselettiva incentrata sui quiz a risposta multipla: se ciò venisse accertato, in sede di decisione nel merito, determinerebbe l’effetto demolitorio dell’intera procedura. Facendo morire “Sansone con tutti i filistei”… Nemmeno il Consiglio di Stato è riuscito a chiarire definitivamente l’esito dei ricorsi presentati in tribunale dai legali di migliaia di docenti esclusi dalle prove scritte del concorso a dirigente scolastico, dopo esserne stati defenestrati per non aver superato la prova di preselezione dello scorso 12 ottobre. Scorrendo il parere espresso dai giudici di Palazzo Spada, che di fatto conferma quello espresso pochi giorni fa dai colleghi del Tar del Lazio, territorialmente competenti, i ricorrenti non sembrerebbero avere scampo. Il Cds ha infatti negato loro anche il diritto all’ammissione con riserva alle due verifiche (peraltro svolte la scorsa settimana): “l’avvenuto svolgimento delle prove scritte – si legge nelle ordinanze emesse il 20 dicembre - induce la Sezione a ritenere inaccoglibili le domande di ammissione con riserva”. Nella stesso sentenza i giudici però hanno lasciato aperta la possibilità che tutto il concorso potesse addirittura saltare. Replicando (però su scala nazionale) quanto avvenuto in occasione dell’ultimo concorso per dirigenti scolastici svolto in Sicilia. Il Consiglio di Stato ha infatti ammesso che, a causa dei diversi vizi procedurali in cui sono incorsi gli organizzatori della fase preselettiva della procedura concorsuale, esistono dei dubbi “di legittimità dell’intera fase di selezione basata su quiz a risposta multipla, con la conseguenza che essi, qualora dovessero risultare fondati in sede di decisione nel merito, determinerebbero l’effetto demolitorio dell’intera procedura, con obbligo di rinnovazione della stessa e coinvolgimento di tutti i partecipanti al concorso, e dunque con pieno effetto satisfattivo delle pretese azionate dai concorrenti non ammessi al prosieguo delle prove”.
Rispetto a quanto velatamente aveva fatto intendere il Tar del
Lazio, a questo punto la possibilità che ‘muoia Sansone con tutti i
filistei’ non solo rimane in piedi, ma sembra così addirittura
rafforzarsi. Lasciando nell’incertezza anche e soprattutto i 9mila
candidati che il 14 e 15 dicembre scorso hanno svolto le prove
scritte: ora questi docenti non dovranno solo attendere l’esito
delle verifiche, previsto in primavera, ma anche quello più
approfondito delle carte che emetterà, questa volta in modo
definitivo, il Consiglio di Stato entrando fino in fondo nel merito
della questione. |