La paura dell’ignoto

di Stefano Stefanel ScuolaOggi, 4.12.2011

Cinzia Mion in un intervento come sempre molto stimolante ritorna su un argomento (il dimensionamento scolastico) che dovrebbe essere molto “caldo” e che invece pare piuttosto relegato ai comunicati sindacali di protesta e a qualche sito di settore (Noto e ignoto, www.edscuola.it e Dimensionamento e istituti comprensivi, www.scuolaoggi.org del 4 dicembre 2011). Lo fa anche stimolata da un precedente intervento di Pasquale D’Avolio (Dimensionamento e “prodotto” della scuola su www.pavonerisorse.it e www.scuolaoggi.org del 23 novembre 2011). Gli argomenti di Cinzia Mion e Pasquale D’Avolio sono tutti condivisibili e interessanti, anche perché cercano di riportare nel dibattito il ruolo del dirigente scolastico in relazione alle sue responsabilità nei confronti della didattica, che potremmo evidenziare attraverso due passaggi normativi molto noti:

- il “successo formativo” degli studenti richiamato dal D.P.R. 275/99;

- il “diritto all’apprendimento” da garantire agli studenti richiamato dal d.lgs 165/2001.

Potrei dunque dirmi d’accordo e chiudere qui l’articolo, anche perché la passione e la qualità delle argomentazioni di Cinzia Mion sono avvincenti e l’approfondita battaglia di Pasquale D’Avolio per la leadership educativa nella scuola sempre d’attualità. Inoltre potrei dire a Cinzia Mion che il Circolo didattico che lei descrive con la sua ricchezza problematica richiede molta più presenza di una qualunque scuola ordinaria di 1.600 alunni.

Con estrema sinteticità e per cercare di stimolare un dibattito debole ripropongo alcune domande cui però finora non è stata data risposta e che credo stiano alla base dell’accordo tra me e Franco De Anna.

Dove sta Zazà? Sto da molto tempo chiedendo mi vengano forniti gli esempi di dirigenti scolastici a capo di piccoli istituiti che abbiano dato un consistente incremento al miglioramento del sistema. Io non conosco “buone pratiche” certificate e non solo auto dichiarate venute fuori da bacini molto piccoli.

Piccolo è bello. Se l’Istituto comprensivo di 1.600 alunni è troppo complesso possiamo farlo più piccolo. Però in Italia ci sono tanti Istituti al di sotto dei 600 alunni. Prendiamo per buono il numero di Cinzia Mion (700) e dimensioniamo almeno così dappertutto (1.000, però è più vicino a 700 che a 500).

Papaveri e papere. Rimane poi un problema di sistema che con Istituti del 1° ciclo piccoli non si risolve. Ed è quello per cui i grandi Istituti del 2° ciclo monosede o plurisede con 1.500/2.000 la fanno da padrone su risorse, progetti europei, incidenza nei confronti del Ministero, nomine (perché sono sempre i dirigenti di quelle scuole che vengono nominati dal Miur in commissioni o altro?). Se si dimensiona sotto i 1.000 si continua a tenere il 1° ciclo sottomesso alle esigenze del 2° ciclo, con esiti noti a tutti.

A qualcuno piace caldo. Non so a chi oggi in Italia piaccia il concetto di dirigente scolastico. Credo a nessuno. Ribadisco però che o lo si elimina e si torna ai Direttori didattici e a Presidi oppure lo si tratta come ogni altro dirigente. Per essere dirigente bisogna avere un bacino vasto su cui agire, altrimenti non si dirige nulla. Anche le azioni sulla didattica, sulla ricerca e sull’innovazione non si possono fare con pochi docenti asseragliati nelle loro pratiche di plesso.