Lettera aperta al ministro Francesco Profumo
Meglio ridurre la dispersione di Vincenzo Pascuzzi, 5.12.2011 Gentile Ministro, con la Sua nomina a responsabile del Miur, in sostituzione di Mariastella Gelmini (che forse nessuno mai rimpiangerà), la scuola volta pagina. Almeno ci prova. Aria nuova: si spera, anche se fatti concreti ancora non ce ne sono. E’ stata subito apprezzata la Sua dichiarata disponibilità all’ascolto e al dialogo e il fatto che il relativo comunicato-stampa (1) è stato emesso a meno di 24 ore dalla nomina!. Questo è già un indice positivo di cambiamento di clima. Infatti: “Profluvi di parole. La Rete pullula di appelli, lettere aperte, messaggi indirizzati al neo ministro Profumo. Associazioni di genitori, studenti, insegnanti, coordinamenti, precari, tutti – in una liberatoria grafomania digitale – danno voce a un’ansia comunicativa naturale risultanza di 3 anni e mezzo di autoreferenzialità ministeriale: ….” (2). Ovviamente aspettiamo i fatti, pur essendo ben consapevoli della situazione economica nella quale si trova ad operare il governo. E’ in questa prospettiva che qualche sito web ha già raccolto alcune decine di lettere aperte a Lei dirette, altri input e richieste e le (poche per ora) corrispondenti promesse e indicazioni provenienti dal Miur (3). Sarà – ipotizziamo – la Sua segreteria a collezionare, classificare, filtrare, sintetizzare, organizzare le richieste dette e le segnalazioni di varia provenienza per poi poter trovare e proporre risposte, soluzioni, priorità tenendo conto dei tempi necessari, delle risorse disponibili e anche della vita del governo e del Suo ministero limitata a non oltre 18 mesi. Può essere utile affrontare rapidamente alcune problematiche scolastiche nei loro aspetti essenziali. Una specie di pro-memoria selettivo e parziale (esposto in ordine non necessariamente di priorità o di importanza). 1) La percentuale di Pil destinato all’istruzione e le medie Ue. E’ la questione fondamentale da non eludere e da non nascondere. Fino al 1990 questa percentuale era pari al 5,5% e forse anche per questo le cose andavano meglio e anche i risultati erano migliori. Gradualmente è scesa al 4,2% del 2010 con l’obiettivo codificato dal governo precedente di raggiungere il 3,7% nel 2015! In Europa la media del Pil supera attualmente il 6% (4). Nessun commento: le cifre parlano da sole. 2) La dispersione e l’Invalsi. Esistono aspri contrasti, ostilità motivate sul ruolo dell’Invalsi e sul senso, sulla validità, sugli scopi dei suoi test o prove di valutazione degli studenti e, tramite essi, dei docenti e poi delle scuole (5) (6). Perciò può essere opportuno soprassedere, chiarire, non imporre i test Invalsi con forzature e magari accampando pretestuosamente le richieste dell’Ue. Queste ultime probabilmente sono conseguenze di malaccorte mosse del governo precedente che il 26.10.2011 aveva inviato alla Ue la nota lettera di intenti con poche righe dedicate a scuola e università. Indicazioni vaghe e generiche in cui però compaiono le sigle INVALSI e ANVUR buttate lì forse per fare impressione. E’ ben possibile perciò che alla Ue si siano incuriositi o insospettiti e abbiano chiesto chiarimenti (7). Se si vuole davvero migliorare la scuola è meglio puntare concretamente al recupero e alla riduzione della dispersione scolastica che ancora è pari a circa il 20%, cioè una volta e mezza superiore alla media Ue. 3) Scrutini e bugie. Gli scrutini finali costituiscono un momento in cui, pur applicando fedelmente leggi e regolamenti, viene però prodotta e confezionata un’immagine, una rappresentazione falsa e menzognera delle realtà scolastiche. Operando su queste rappresentazioni artefatte diventa poi impossibile intervenire per migliorare davvero la scuola (8) (9). Del resto, se si ritiene applicabile la distribuzione o la curva di Gauss agli esiti degli esami espressi con un unico voto, si può rivelare un anomalo accumulo di voti pari al 6 per la terza media e di voti tra il 60 e il 64 per la maturità. Ciò potrebbe confermare che, un certo numero di esaminati non meritevoli di promozione è stato invece comunque promosso. Questo numero di promozioni agevolate può essere stimato intorno al 15-20% (10). 4) L’esame di maturità o di Stato ha cambiato, nel corso della sua vita quasi centenaria, notevolmente struttura e significato. E’ ora diventato quasi una cerimonia dall’esito scontato, rituale e simbolica, ha perduto cioè significato ed efficacia. Le ultime normative costringono le scuole a porre ipocritamente sufficienze in tutte le materie pena la non ammissione dei candidati all’esame stesso. Questo esame, che potrebbe benissimo essere abolito, andrebbe almeno semplificato magari rendendolo simile all’esame di laurea. Potrebbe cioè – ma è solo un esempio – essere sostituito con una tesina assegnata alla fine dello scrutinio del 5° anno e da discutere un paio di settimane dopo. Sarebbe anche più onesto e trasparente “maturare” i candidati anche con una o due insufficienze ma dichiarate. Ciò almeno nelle scuole statali. Al riguardo, già l’anno scorso vennero avanzate ipotesi in questo senso (11). 5) Visitare le scuole. C’è stato chi, signor Ministro, Le ha garbatamente suggerito di visitare le scuole, almeno alcune (12). Questa sarebbe un’utile e interessante esperienza per conoscere di persona e direttamente alcune realtà e alcune situazioni. Potrebbe cominciare con gli istituti scolastici più vicini alla sede del Miur di viale Trastevere. Ce ne sono di raggiungili a piedi in solo 10-15 minuti e converrebbe visitarli senza preavviso e magari in incognito. 6) Semplificare la normativa. Il precedente governo ha avuto un ministro della Semplificazione Normativa che però non è intervenuto su quella della scuola. Qualcosa è opportuno fare e non richiederebbe costi aggiuntivi. Ad esempio, sembra sproporzionato un “Atto di indirizzo” come quello sull’autonomia composto di ben 18 pagine (13). 7) Figli, figliastri e orfanelli. La situazione degli Istituti Professionali, che è quella più critica per vari motivi e ragioni, è testimoniata dall’alta percentuale di bocciature che, in particolare al primo anno, risulta intorno al 25%! Per come è strutturato, stratificato, gestito e poi considerato il nostro sistema scuola, i ragazzi che scelgono o finiscono nei professionali sono un po' come degli orfanelli mal sopportati. La nostra scuola è egemonizzata, orientata verso i licei e di ciò soffrono tecnici e professionali. Da ciò la noncuranza, la disinvoltura con cui si trattano gli itp e si riducono le ore di laboratorio (14) (15). 8) Bilancio e bilanci. Razionalizzare, eliminare gli sprechi sono state parole d’ordine, slogan abusati. Si è fatto riferimento al solo bilancio contabile annuale del Miur. Tutto ciò che riduceva le spese era considerato, per ciò stesso e a prescindere, buono e razionale. Non c’è stato un riferimento anche al rapporto costi/benefici riferito all’ambito complessivo della nazione, a ciò che non è strettamente e subito quantificabile in euro, a un orizzonte temporale superiore all’anno, né agli aspetti qualitativi, né ai costi sociali degli insuccessi scolastici, lavorativi e umani. Se invece di 100, si spende 80, certo si risparmia il 20%. Ma se quello che si ottiene in cambio è 65, invece di 100, non c’è stato un risparmio reale. Idem se alla differenza tra 80 e 100 devono provvedere altri soggetti diversi dal Miur, magari non con 20 ma con 30 o più. 9) La “vecchia” pagella. “Da gennaio voti solo on line” così proclamava, si vantava – meno di un mese fa – la ex ministra Gelmini (16 ). Certo va bene mettere i voti on line, informatizzare le pratiche amministrative, ma ciò rientra nella normalità e non c’è motivo per rivendicare chissà quali meriti particolari e eccezionali o magari risparmi consistenti ed epocali. La pagella cartacea, la “vecchia” (?!) pagella ha ancora senso ed utilità. Altrimenti, invece delle scuole, dovranno stamparla gli studenti con spese maggiori anche se non più a carico del bilancio Miur. 10) Concorsi all’italiana. Sono in svolgimento due concorsi, uno per d.s. (presidi), l’altro per insegnare nelle scuole italiane all’estero. Sono anche prossime le selezioni per l’ammissione ai Tfa. Ognuna di queste procedure coinvolge decine di migliaia di docenti o di aspiranti. C’è un costo a carico del bilancio del Miur e del governo per l’effettuazione delle prove (non sempre attinenti alla funzione richiesta) e un costo certamente superiore a carico dei concorrenti (e quindi della comunità nazionale) per la preparazione anche tramite corsi organizzati da sindacati o simili. Inoltre per i due concorsi in atto già si segnalano inconvenienti, intoppi, contestazioni, sospetti e ricorsi alla magistratura. E’ il caso di pensare a procedure selettive più semplici e rapide, meno costose per tutti, sicuramente trasparenti e prive di contenzioso. Non bisognerebbe escludere a priori né l’estrazione a sorte per gli aspiranti all’estero o al Tfa, né l’elezione democratica a livello di scuola per i presidi o d.s. (17) (18) (19) (20).
LINK (1) Dichiarazione del ministro Francesco Profumo – 17 novembre 2011 (2) Il colpo di coda di Mariastella – 29.11.2011 (3) Lettere aperte al ministro Profumo & C. (4) Quel che resta della scuola, quel che resta alla scuola: lettera aperta … (5) Sulla valutazione del sistema scolastico italiano: qualche riflessione e una proposta (6) Essenza. Il ministro Profumo, l'Invalsi e la valutazione all'italiana (7) L’Era Monti e il pareggio di bilancio. Prima vittima la scuola? (8) Istituti accorpati o cancellati ma anche borse di studio. … (9) Quando la scuola mente e inganna se stessa! (10) Pensiamo al dopo Gelmini: l’Invalsi e la curva di Gauss (11) Pensiamo al dopo Gelmini: abolire gli esami di maturità? (12) Ministro Profumo, faccia un giro nelle scuole (13) Atto di indirizzo – Miur, 8 settembre 2009 (14) Istituti professionali alla ricerca dell'identità perduta (15) i laboratori vuoti degli istituti professionali (16) Vecchia pagella addio: da gennaio voti solo online (17) Prof all'estero, solito concorso all'italiana (18) Concorso ds: tra Scilla e Cariddi (19) I costi di un concorso illogico e consociativo (20) Caro ministro, il carrozzone politico dei concorsi va smantellato. …
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