In Italia è bassa la quota di giovani
laureati e l’Europa è lontana

da Tuttoscuola, 5.12.2011

Stipendi più bassi di quelli dei colleghi europei, incerte prospettive di carriera, mentre le offerte di lavoro sembrano in calo per colpa della crisi: i disincentivi alla laurea sembrano troppi e il numero degli iscritti alle università italiane non decollano come dovrebbero.

In questi giorni diversi commentatori hanno evidenziato il disamore dei giovani per la laurea a causa della crisi. Ma è davvero l’attuale crisi economica a determinare la crisi dei laureati e il deprezzamento della laurea?

Si direbbe invece che questa scarsa propensione agli studi universitari per il conseguimento della laurea sia un male antico rispetto a quanto avviene nel resto dei Paesi europei.

Tra gli obiettivi di Lisbona da conseguire per il 2020 vi è anche quello di portare a quota 40% i giovani in età compresa tra i 30 e i 34 anni. Tra nove anni insomma in Italia il 40% dei circa tre milioni di giovani di età compresa tra i 30 e i 34 anni dovrebbe essere in possesso della laurea.

Nel 2009 già 13 Paesi europei avevano raggiunto l’obiettivo del 40% di laureati tra i 30-34enni (e la Spagna è già al 39,4%). La media europea era al 32,3%.

Ma l’Italia dov’è? Nel 2009 è arrivata al 19%, diminuendo, se pur di poco, la quota raggiunta nel 2008 (19,2%). Nel 2000, quando sono stati concordati gli obiettivi di Lisbona, l’Italia era addirittura all’11,6% di laureati nella fascia di età 30-34 anni.

Come si vede, la scarsa propensione alla laurea non dipende dalla attuale fase congiunturale della crisi economica (che pur concorre ad accentuarla), ma ha radici ben più lontane e cause che vanno meglio esplorate e superate per un rilancio di una diffusa formazione di alto livello che aiuti lo sviluppo del Paese.

Una nota poco consolante: in Europa dietro di noi ci sono soltanto la Slovacchia, la Repubblica Ceca, la Romania e (fuori quota) la Turchia. Battiamo ancora sullo stesso tasto: non sorprendiamoci – di fronte a certi dati – se il tasso di crescita dell’economia italiana in questi anni è stato largamente inferiore alla media europea, e se ora i mercati finanziari hanno messo il nostro paese al centro del ciclone.