L’Inps incasserà 50 milioni all’anno dai maestri

I docenti sono obbligati a versare un contributo per l'Enam che non c'è più

da Tuttoscuola, 14.12.2011

Enam soppresso e beni che passeranno all’Inps: è l’ultimo capitolo dell’ente di assistenza magistrale disposto dal decreto “Salva Italia”, mentre i docenti di scuola dell’infanzia e primaria continueranno a versare obbligatoriamente il contributo mensile per mantenere un ente che non c’è più.

La legge istitutiva dell’Enam prevedeva il contributo obbligatorio (0,80% sullo stipendio) a carico dei docenti di scuola elementare e dei direttori didattici che risultavano, quindi, iscritti automaticamente fin dal momento della loro assunzione. Alla fine degli anni ’60 quel contributo obbligatorio venne applicato anche alle insegnanti di scuola materna.

L’anno scorso, al momento della soppressione dell’Ente con inglobamento nell’Inpdap, i circa 310 mila docenti di ruolo del settore versavano mediamente 150 euro all’anno. Gli ex-direttori didattici, diventati nel frattempo dirigenti scolastici, hanno continuato anch’essi a pagare quel contributo (mediamente circa 360 euro annui) rimasto anacronisticamente obbligatorio nonostante tutto.

Oltre ai beni mobili e immobili dell’Enam, l’Inpdap si è trovato quindi titolare dell’incasso di circa 50 milioni all’anno per i contributi che gli iscritti, nonostante lo “scippo” del loro ente, hanno continuato a versare. Ora quei 50 milioni annui li incasserà l’Inps, mentre ai docenti, la maggior parte dei quali non ha mai beneficiato delle prestazioni dell’Enam, rimarrà il balzello-contributo dello 0,80% sulla busta paga.

L’anno scorso alcuni sindacati di settore avevano avanzato l’ipotesi di chiedere la cancellazione dell’obbligo di contribuzione, ma poi tutto è rimasto nelle intenzioni. C’era anche stato chi aveva prospettato l’iniziativa di attivare formale richiesta di recesso all’Inpdap da parte di ciascun iscritto. L’idea potrebbe essere ripresa massicciamente rivolgendo l’istanza all’Inps, nuovo proprietario dell’ex-Enam.