Pc, viaggi e libri gratis per i prof Il ministero vuole premiare i docenti, sta studiando alcuni provvedimenti Flavia Amabile La Stampa, 19.12.2011
Lo scrittore Alessandro D'Avenia
nel suo articolo 'Ma la gioia di vivere dipende solo da noi'
pubblicato il 4 dicembre aveva chiesto ai professori uno scatto
emotivo: gli studenti chiedono di essere ascoltati per trovare il
loro posto nel mondo, per conoscere sé stessi. Ecco la riposta dei
due sottosegretari all'Istruzione alle parole di D'Avenia.
«La scuola fa già
tantissimo. Decine e decine di migliaia di insegnanti sono guide
competenti per gli studenti».
«Significa saper
ascoltare i ragazzi senza diventare loro amici, senza collusività né
giudizi sprezzanti. Significa essere adulti di riferimento perché la
scuola deve saper presidiare il limite e le regole ma deve anche
saper ascoltare».
«C’è chi ritiene che a
scuola si vada per apprendere e basta. In parte è vero perché la
scuola ha un compito e non può diventare un luogo emotivo. Però
l’apprendimento non viene trasmesso solo in classe e le scuole
devono diventare il luogo della riorganizzazione del sapere, quindi
devono essere in grado di interagire con tutto quello che arriva dal
mondo esterno. Insomma, le scuole hanno un ruolo molto più complesso
e ampio rispetto al passato».
«Bisogna dare ai
ragazzi gli strumenti per diventare persone serie, in grado di
capire sé stessi ma anche di fare il proprio dovere. Bisogna
insegnare loro a socializzare perché le generazioni precedenti
imparavano le regole del rapporto con gli altri in strada, nei
cortili, in dimensioni comunitarie ormai scomparse. Infine, a noi
insegnanti spetta il compito di ricordare il limite, le regole ma è
più difficile farlo rispetto al passato perché le famiglie e la
società non pretendono più il rispetto di regole e limiti in modo
altrettanto chiaro. Questo confonde i ragazzi che hanno le
potenzialità per essere sé stessi ma hanno più bisogno di prima di
essere guidati. Questo non significa essere psicanalisti, a noi
docenti spetta solo il ruolo di portatori della ricerca e di un
metodo».
«E’ vero, c’è anche chi
non è all’altezza, è sempre stato così, anche in passato. Ma è vero
anche che ogni giorno un milione di persone si sveglia e per uno
stipendo che supera di poco quello di un operaio si occupa dei
nostri figli in uno scenario profondamente mutato, ci vuole un
grande grazie pubblico a queste persone. E ci vuole un sostegno».
«Stiamo lavorando per
un riconoscimento pubblico dei prof.Forse la crisi non ci permetterà
di aumentare gli stipendi ma potremmo regalare pc, o dare loro la
possibilità di andare nel mondo o buoni acquisto per libri». «Esistono anche i fannulloni ma la gran parte dei docenti sta facendo un lavoro molto diverso da quello per cui sono stati preparati e lo fanno in silenzio, senza clamori. Chi ha parlato dell’immenso lavoro dei professori che durante l’alluvione di Genova hanno garantito il trasferimento di centinaia di ragazzi da un luogo all’altro? Chi si rende conto di quante piccole e grandi tragedie vengono evitare ogni giorno o di quante strade nuove si schiudono nei nostri ragazzi per merito dei professori?»
«Il problema riguarda
innanzitutto noi adulti che non possiamo dare quello che non
abbiamo. I ragazzi chiedono sempre di essere aiutati ‘a trovare il
loro posto nel mondo’, ma siamo presi da talmente tante cose che non
ce ne accorgiamo, non lasciamo loro lo spazio per essere presenti
davanti a noi con la loro unicità. Nessuna legge potrà mai rendere
un docente capace di ‘aiutare un ragazzo ad essere sé stesso’, ma si
possono sicuramente porre le condizioni perché la scuola sia un
luogo dove questo desiderio è continuamente a tema tra insegnanti,
genitori e dirigenti».
«Non deve smettere di
insegnare italiano, matematica, fisica o scienze per trasformarsi in
uno psicologo. Anzi. Proprio attraverso il lavoro quotidiano che si
dovrebbe fare leggendo un testo, imparando a scrivere, scoprendo una
legge fisica, facendo un'esperienza in laboratorio che si può
prendere sul serio le domande dei ragazzi fino al punto di aiutarli
a ‘trovare la loro strada’. Il più bel telegramma di congratulazione
che ho ricevuto per la mia nomina è stato quello della mia docente
di Filosofia al Liceo. ‘Con antica stima’, c'era scritto. Avevamo
idee diverse ma era preparata e mi/ci stimava. I ragazzi sono il
nostro specchio. Le loro debolezze sono le nostre incertezze. E'
sugli adulti che si deve lavorare».
«Ci sono sempre dei
colleghi a cui si può guardare e dei maestri da cui imparare. La
scuola deve essere un luogo in cui gli insegnanti si aiutano nel
compito che hanno. I dirigenti scolastici dovrebbero avere questa
come prima preoccupazione , ma non è affatto scontato».
«Aiutare i ragazzi a
diventare grandi richiede energia, tanta pazienza e passione: il
Ministero deve valorizzare i docenti, rimettere al centro delle
riflessioni la loro professionalità, e sostenere il loro lavoro.
Sono loro che possono fare la differenza nelle 1000 ore che i
ragazzi passano in media a scuola ogni anno. Per fare scuola occorre
andare a scuola, sempre. I docenti devono aver lo spazio per
studiare, per riflettere insieme sul lavoro che fanno, per
aggiornarsi. Anche i genitori devono fare la loro parte: il loro
atteggiamento può aiutare i professori a ritrovare il senso del loro
lavoro».
«Le nuove modalità di
formazione iniziale degli insegnanti segnano un passo in avanti
importante perchè prevedono un anno di tirocinio formativo attivo
con centinaia di ore svolte a scuola sotto la guida di tutor, a
contatto diretto con gli studenti. E' solo entrando in una classe o
in un laboratorio, infatti, che si può capire se l'insegnamento è
ciò per cui è la professione per ci si è ‘vocati’, ed il giudizio
sul tirocinio avrà un peso fondamentale nell'esame finale. Questo
provvedimento è ancora fermo e da quattro anni i giovani laureati
che desiderano insegnare non hanno la possibilità di conseguire
l'abilitazione. Se incrociamo questo dato con il fatto che l'ultimo
concorso per i docenti risale al 1999 e che le graduatorie aperte da
11 anni sono diventate ad esaurimento, è chiaro che ci sono tutte le
condizioni per cambiare. E' giusto che le persone in graduatoria
entrino , come previsto per legge, sul 50% dei posti disponibili, ma
è anche giusto prevedere l'ingresso di nuove forze e ripensare alla
modalità con si reclutano gli insegnanti . E' una delle richieste
che ci ha fatto l' Europa». |