IL CASO

Anche Monti dimentica i giovani?

Francesco Magni*  il Sussidiario 14.12.2011

La strada per l’attivazione dei nuovi percorsi per diventare insegnanti (lauree magistrali e TFA transitorio) sembra non avere fine. Agli occhi di chi sta seguendo la vicenda ormai da mesi essa appare come una folle corsa piena di ingiustificati cambi di direzione, periodi di stallo e repentine accelerazioni, non senza svariati colpi di scena. L’ultimo di essi era stato una buona notizia per le giovani generazioni: uno degli ultimi atti dell’ormai ex Ministro Mariastella Gelmini, redatto proprio nelle ultime ore del governo Berlusconi, accoglieva – sulla spinta dei 14mila firmatari dell’appellogiovani.it – in maniera finalmente accettabile le richieste dei giovani, con circa 23mila posti tra lauree magistrali e TFA transitorio, cifra che teneva nel giusto conto l’offerta formativa delle università (di oltre 26mila).

A un passo dalla firma, che avrebbe sancito la partenza dei percorsi per un numero adeguato ed equo di partecipanti, dopo ormai oltre tre anni di totale assenza di una qualunque strada all’abilitazione, assistiamo ad un’altra inaspettata e ingiustificata fase di stallo.

Il famigerato decreto sembra essersi impaludato nuovamente. E un articolo apparso lunedì 12 dicembre sul Sole 24 Ore sembra dirci perché: il pezzo dà infatti la notizia che il neo-ministro Francesco Profumo vuole “vederci chiaro” e rimettere in discussione anche il numero di posti stabiliti.

Ancora un blocco, quindi, con l’effetto pressoché certo di far slittare tutto di un anno, in barba alle legittime aspettative dei giovani aspiranti all’abilitazione che dal 2008 sono stati tagliati fuori. Il tutto mentre gli atenei, pur in un periodo di grande impegno, si sono prodigati per prepararsi all’istituzione dei nuovi percorsi e si dichiarano, da una parte, pronti a partire e, dall’altra, seriamente preoccupati di non poterlo fare in quest’anno accademico (lo hanno dichiarato autorevoli esponenti accademici sempre sul Sole 24 Ore). Eppure le dichiarazioni di intenti di Monti & co. avevano lasciato ben sperare. Il neo premier aveva infatti fin da subito affermato che avrebbe prestato una particolare attenzione ai giovani ed anche il ministro Profumo aveva espresso il medesimo intendimento, pronunciandosi positivamente proprio in riferimento al tema dell’abilitazione degli insegnanti (in occasione del suo primo incontro con il Cnsu – Consiglio Nazionale Studenti Universitari).

La strada per l’attivazione dei nuovi percorsi per diventare insegnanti (lauree magistrali e TFA transitorio) sembra non avere fine. Agli occhi di chi sta seguendo la vicenda ormai da mesi essa appare come una folle corsa piena di ingiustificati cambi di direzione, periodi di stallo e repentine accelerazioni, non senza svariati colpi di scena. L’ultimo di essi era stato una buona notizia per le giovani generazioni: uno degli ultimi atti dell’ormai ex Ministro Mariastella Gelmini, redatto proprio nelle ultime ore del governo Berlusconi, accoglieva – sulla spinta dei 14mila firmatari dell’appellogiovani.it – in maniera finalmente accettabile le richieste dei giovani, con circa 23mila posti tra lauree magistrali e TFA transitorio, cifra che teneva nel giusto conto l’offerta formativa delle università (di oltre 26mila).

A un passo dalla firma, che avrebbe sancito la partenza dei percorsi per un numero adeguato ed equo di partecipanti, dopo ormai oltre tre anni di totale assenza di una qualunque strada all’abilitazione, assistiamo ad un’altra inaspettata e ingiustificata fase di stallo.

Il famigerato decreto sembra essersi impaludato nuovamente. E un articolo apparso lunedì 12 dicembre sul Sole 24 Ore sembra dirci perché: il pezzo dà infatti la notizia che il neo-ministro Francesco Profumo vuole “vederci chiaro” e rimettere in discussione anche il numero di posti stabiliti.

Ancora un blocco, quindi, con l’effetto pressoché certo di far slittare tutto di un anno, in barba alle legittime aspettative dei giovani aspiranti all’abilitazione che dal 2008 sono stati tagliati fuori. Il tutto mentre gli atenei, pur in un periodo di grande impegno, si sono prodigati per prepararsi all’istituzione dei nuovi percorsi e si dichiarano, da una parte, pronti a partire e, dall’altra, seriamente preoccupati di non poterlo fare in quest’anno accademico (lo hanno dichiarato autorevoli esponenti accademici sempre sul Sole 24 Ore). Eppure le dichiarazioni di intenti di Monti & co. avevano lasciato ben sperare. Il neo premier aveva infatti fin da subito affermato che avrebbe prestato una particolare attenzione ai giovani ed anche il ministro Profumo aveva espresso il medesimo intendimento, pronunciandosi positivamente proprio in riferimento al tema dell’abilitazione degli insegnanti (in occasione del suo primo incontro con il Cnsu – Consiglio Nazionale Studenti Universitari).

E invece, a fronte di queste lodevoli e naturalmente apprezzate dichiarazioni, sembra che, dopo qualche settimana di inutile attesa, si stiano riproponendo vecchi slogans e note dinamiche. Cambiano i governi, cambiano i ministri, ma i giovani sono sempre all’ultimo posto e la logica delle rendite è dura a morire.

Si noti inoltre che tra gli oltre 14mila firmatari dell’appellogiovani.it compare anche il nome di Corrado Passera, attuale ministro dello sviluppo economico. Non possiamo credere che, diventato ministro, abbia potuto dimenticare le preoccupazioni per il futuro del Pese per le quali ha sottoscritto l’appello.

Al nuovo governo diciamo: almeno in materia di formazione, abbiate il coraggio di decisioni eque. La nostra generazione sa benissimo che non avrà il posto fisso (e nemmeno lo vuole). Essa chiede però chances adeguate, “pari opportunità”, per abilitarsi (di abilitazione si tratta e non di posto, infatti), per giocarsi la partita, del tutto consapevole dei rischi che comporta intraprendere la strada verso l’insegnamento.

Noi giovani siamo pronti a fare la nostra parte, con sacrifici, impegno e passione: proprio ciò che servirebbe per rilanciare la nostra scuola e la professione insegnante, che rischia di essere appiattita a funzione di ammortizzatore sociale. A voi spetta il compito di darci la possibilità di rimboccarci le maniche. Per far ripartire, insieme, il nostro Paese, a cominciare dalla scuola. A questo scopo non esiteremo a riproporre il tema all’attenzione di tutti, anche attraverso l’apertura di un nuovo "appello giovani".

 

 

(Francesco Magni, presidente Clds e tra i primi promotori dell’appellogiovani.it)