La scuola non deve essere mai considerata “cosa nostra” piuttosto deve considerarsi “cosa pubblica”

Lucio Ficara, AetnaNet 30.12.2011

Gentile preside Giovanni Zen , la scuola non è e non deve mai essere “cosa nostra” in quanto è e deve restare “cosa pubblica”. Lei parla, in un articolo dal titolo : “Un nuovo concorso? Il sistema migliore per moltiplicare i mali della scuola”, indirizzata al direttore del sussidiario.net, di attuare una autonomia completa come dettato dalla riforma del titolo V della costituzione. Lei dice che nella scuola italiana esiste un’aureola mistico-statalista e magari, avendo capito la sua indole, aggiungerei che lei pensa anche che esiste un insano protezionismo sindacale dei docenti, che costringe i  “poveri presidi” a funambolismi da circo per sistemare senza troppi clamori quelle cariatidi di insegnanti che nessuna scuola vorrebbe. Afferma ancora, che questa è la scuola reale che il MIUR non conosce. Ritiene che un concorso ordinario, come è stato proposto dal neo ministro dell’istruzione Profumo, rischierebbe di incancrenire i mali della scuola italiana, costringendo i poveri e indifesi presidi a subire i docenti reclutati da un inutile pubblico concorso, piuttosto che poter autonomamente scegliere e incentivare il docente che merita e licenziare, semmai si rendesse necessario, il docente fannullone e/o incompetente.

Lei professor Zen, se ho ben capito, chiede mani libere per poter attuare quell’autonomia localistica, finalizzata a  valutare dall’interno della stessa istituzione scolastica la professionalità e il merito dei propri docenti , autodeterminandosi. Lei vorrebbe abbattere, dunque, tutti quei vizi assistenzialistici mantenuti e voluti da un centralismo degenere.

La domanda che mi pongo, pur considerando reale il problema da lei sollevato,  è: in quale pianeta vive Professor Giovanni Zen? Pur riconoscendo nella sua analisi una parziale verità, mi permetto sommessamente di sottolineare, senza spirito qualunquista, che i mali della scuola sono anche e soprattutto altri. E’ facile dare la colpa sempre agli altri e non assumersi mai le proprie e dirette responsabilità di tanto sfacelo.  Si è mai domandato preside Zen, qual è il livello culturale, etico, deontologico e delle competenze, dei dirigenti scolastici attualmente in servizio nel nostro Paese?

Spesso i “poveri presidi”, come a lei piace definirli, dimostrano tutta la loro incompetenza professionale e normativa, e non riescono ad essere nemmeno leader credibili e rispettati. Il fatto che la selezione dei dirigenti scolastici è fortemente lottizzata, come emerge evidentemente dalle cronache dell’ attuale concorso a dirigente scolastico e non sia invece una scelta autonomistica della comunità scolastica, non è forse un altro vizio assistenzialistico voluto da quel maxi-apparato che si chiama MIUR?

Lei dirigente, sa che una grossa percentuale delle migliaia di dirigenti scolastici attualmente in servizio nel nostro Paese è costituita da persone appartenenti a logge massoniche, da mogli di persone appartenenti a logge massoniche, da segretari provinciali di famose sigle sindacali, da parenti di noti uomini politici, da persone che hanno fatto direttamente politica, nella mia terra, la Calabria, anche da persone strettamente legate a individui che hanno fatto galera per associazione mafiosa o che sono indagati per questo ignobile reato.

Secondo lei questo è una semplice coincidenza? Oppure  è la normale conseguenza di chi fruisce di un sistema di natura politico-clientelare e filo-associazionistica? I concorsi pubblici, che costano anche tanti soldi, dovrebbero avere la logica di individuare, negli aspiranti vincitori, i più competenti e i più abili nel settore specifico del concorso, invece si fanno concorsi che hanno la maschera di essere meritocratici e seri, e invece danno la possibilità al sistema delle Lobby di individuare, attraverso una manipolazione illegittima e disonesta, i vincitori pseudo-meritevoli.

Lasci perdere onorevole Zen! La scuola italiana tutta, da quella calabrese a quella veneta, è delegittimata a causa di un’autonomia deviata perché nata in un periodo storico dal basso profilo etico-morale e dall’altissimo tasso percentuale di corruzione.  Gli auspici positivi che l’autonomia scolastica si era posta nella legge 59/97 sono purtroppo oggettivamente e miseramente falliti, così come fallito è il federalismo. Bisognerebbe andare nella direzione opposta, riportando dentro le scuole una sana partecipazione democratica , capace di individuare come figura dirigenziale il docente più rappresentativo culturalmente, didatticamente e dalle eccellenti doti relazionali. Questa di oggi non è più autonomia scolastica ma impura ed insana autocrazia, che allontana i docenti sapienti e saggi e si circonda di mediocrità diffusa e discreditata.

Il suo, caro preside, è un discorso ideologico, che individua e localizza il male della scuola in una piccola percentuale di docenti inetti, ma non si pone minimamente il problema, molto più grande, di una quasi intera classe dirigente incompetente e spesso anche ignorante. Mi piacerebbe sapere il suo parere sulla competenza dell’ ex ministro e sua collega  On. Gelmini, o conoscere il suo parere su il suo collega On. Brunetta, giudicato “cretino” dall’ On. Tremonti, per farle capire che la valutazione non è una cosa semplice e spesso si può anche sbagliare e soprattutto che la scuola non deve mai essere considerata una “cosa nostra” ma una “cosa pubblica”.

Cordialmente le auguro una buona fine d’anno.

 

Lucio Ficara

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