CHI "AMMORTIZZA" LA SCUOLA STATALE?

Marcella Raiola, 20.12.2011

Signor Ministro “Tecnico”,

i docenti precari della Scuola Pubblica italiana, che ha promosso le pari opportunità, diffuso il senso di appartenenza ad un'unica compagine nazionale e favorito la mobilità sociale, benefìci non a caso quasi del tutto scomparsi da quando la Scuola ha iniziato ad essere il privilegiato e prioritario bersaglio di politiche punitive e dequalificanti, culminate nella feroce umiliazione inflittale dalla Gelmini, il più ridicolo e contestato ministro della storia della Repubblica, tanto desolatamente ignorante quanto protervamente saccente e antidialettica, sono stati oggetto di una campagna di diffamazione invereconda e astiosa, intensificatasi negli ultimi anni di tagli feroci e mutilanti (la Legge 133/2008 ha sottratto 8 miliardi di risorse e falcidiato140.000 posti di lavoro). Tale campagna è stata artatamente orchestrata allo scopo di motivare l'erosione delle risorse destinate all'istruzione pubblica, a tutto vantaggio delle scuole confessionali e private, lautamente e anticostituzionalmente finanziate a tutt'oggi.

Per suscitare odio e disprezzo verso la figura del docente, unico e odiato agente propugnatore del pensiero critico in un momento regressivo e recessivo che pretende appiattimento conformista, semplicismo ottundente e ottuso assenso a una politica degenerata e prostituita, è stato ripetutamente e violentemente denunciato che i docenti avrebbero utilizzato la scuola come "ammortizzatore sociale", "parcheggiandosi" nelle graduatorie proprio come i presunti "bamboccioni" si parcheggerebbero all'Università per godere più a lungo della comoda condizione di "mantenuti di belle speranze", eludendo l'assunzione delle gravi responsabilità sociali che le passate generazioni erano in grado, chissà per quale miracolo (emulazione produttiva e feconda della virile tempra dell'indimenticato duce?), di fronteggiare prima dei trenta. Docenti e studenti sono stati accomunati in una sola reietta e repellente massa infingarda e infida di nullafacenti (manco a dirlo comunisti, ovviamente!), una sorta di "riserva" antropologica stupefacentemente sopravvissuta al deleterio ed esiziale ventennio 1960-1980, apportatore di "mostruosità" destabilizzanti e deplorevoli quali l'emancipazione femminile e lo Statuto dei lavoratori, che il patetico ministro Sacconi, messo alla berlina perfino dal suo uditorio ultracattolico, ancora demonizzava pochi mesi fa, rimpiangendo i tempi in cui Berta, tacendo, filava e la casta, tacitamente, rubava.

A chi ancora è in grado di ragionare, però, non è sfuggito e non poteva sfuggire, dal momento che si tratta di un semplice sillogismo, che non è chi nell'ammortizzatore si rifugia ad averne bisogno o a richiederlo, ma è la politica che ha avuto ed ha tuttora interesse ad additare alle masse scontente e scolarizzate che premono sui suoi privilegi un qualsivoglia ammortizzatore, allo scopo di blandirle, placarle e convogliarne in modo clientelare i consensi e i voti! Il prius, la forza da cui origina il meccanismo riequilibrante dell'ammortizzazione, insomma, non può risiedere in chi ne è spesso inconsapevolmente e ingannevolmente attratto, ma solo nei poteri che lo promuovono e attivano come valvola di sfogo ad una condizione di disagio sociale generata, molto spesso, dal blocco dei destini professionali di tantissimi diplomati e laureati. L'Italia, infatti, si sa, è paese di famiglie e di figli di famiglia che vengono cooptati su base gentilizia in un collaudato e inscalfibile sistema che tiene economia, innovazione e cultura ai ceppi di partenza.

Molti dei suoi attuali collaboratori, Signor Ministro, quegli stessi che Le hanno suggerito di lanciare l'assurda e risibile proposta di un bel concorsone "ammortizzante" e accalappia-consensi come non se ne dovevano vedere più, visto che i percorsi abilitanti alternativi erano stati studiati proprio per eliminare le discriminazioni e le illegalità patenti che tale procedura ha sempre generato, nonché per introdurre, nella formazione dei docenti, una riflessione sul metodo di insegnamento e sulle teorie pedagogiche più accreditate, sono gli stessi individui che hanno usato finora il vieto e mistificatorio argomento della scuola intesa come "ammortizzatore" per giustificare il licenziamento di massa attuato dalla Gelmini!
Questi fraudolenti consiglieri hanno dipinto finora i precari come una neghittosa palude in cui la Scuola sarebbe affondata, laddove le vere sabbie mobili del sistema-scuola vanno individuate nel depotenziamento della didattica (ore e ore di materie portanti e di laboratorio "tagliate" in tutti gli ordini di scuola!), nell'esautoramento del corpo docente e nella aziendalizzazione della scuola, sempre più ridotta a diplomificio dall'esigenza di trattenere il numero di "clienti" necessario a garantirne la sussistenza! I precari sono in realtà plurititolati e pluriabilitati docenti in attesa perenne di un'assunzione rimandata di anno in anno, nonostante i pensionamenti e l'aumento delle iscrizioni; sono professionisti che accettano condizioni anche estreme di lavoro, che garantiscono anno dopo anno la continuità didattica con abnegazione e sacrificio, che subiscono contraccolpi notevoli, a livello psicologico, economico e familiare, per la loro condizione di perenne instabilità e che vengono poi espulsi dal sistema a giugno. Lo Stato alimenta un forsennato turn-over e preferisce lasciare aperte piaghe come la dispersione piuttosto che pagare due mensilità in più a docenti che percepiscono gli stipendi più bassi d'Europa!
Le ultime assunzioni, estorte con una lotta triennale condotta autonomamente dai precari autorganizzati e traditi da tutte le sigle dei sindacati confederali, sono avvenute a costo del blocco degli scatti stipendiali...

Anche sulla necessità dello "svecchiamento" del corpo docente i precari si dichiarano sbigottiti e sconcertati dalle Sue a dir poco semplicistiche dichiarazioni. Quali sarebbero i parametri che consentirebbero di riconoscere inconfutabilmente la "giovinezza", ovvero la "modernità" di un pensiero o di un approccio didattico, di grazia, Signor Ministro? O dobbiamo pensare che Lei sia così credulo e povero in ispirito da ritenere che il solo fatto di avere un'età compresa tra i 20 e i 30 anni costituisca di per sé la garanzia di una superiore freschezza e di un maggiore "dinamismo" pedagogico? Se poi è vero che la gioventù è di per sé un "valore" e non un semplice "stato", come mai si lasciano i giovani studenti e ricercatori senza mezzi di promozione e senza speranze occupazionali? Come mai, dal 2008, si dialoga coi tanto amati giovani solo facendo fischiare i manganelli nelle piazze? Ancora: come mai lo stesso criterio (pre)selettivo non viene né (ci scommettiamo il posto!) verrà mai applicato ai deputati, la cui età media supera abbondantemente i 50 anni? Non meritano, forse, i cittadini italiani, uno "svecchiamento" della politica? E che ne è, che ne sarà, infine, di quella famosa "esperienza sul campo" maturata negli anni e millantata come suprema dote del docente paradigmatico di volta in volta plasmato dai corvi di ministri che non hanno mai messo piede in un'aula, che speculano sulla pelle degli studenti e che pontificano senza nulla sapere dell'interazione docente-discente e degli strumenti che essa richiede?

Di fronte alla schizofrenia di un potere che tratta la scuola da ammortizzatore ma vuole attribuire tale colpa a chi non ha speranza di sbocco lavorativo; che inneggia alla gioventù quando si tratta di marginalizzare una generazione scomoda ma nei fatti penalizza i giovani in ogni settore e ne censura la voce; che fa criminalmente balenare la prospettiva di abilitazioni o assunzioni a migliaia tacendo che nella scuola si è consumato il più grande licenziamento di massa della storia italiana (pari a 24 stabilimenti FIAT) e che ci sono docenti di ruolo in "esubero", a causa dei tagli selvaggi e degli accorpamenti, dei quali attualmente si postula la riconversione forzata, perché rischiano di restare senza lavoro, i precari esprimono la loro indignazione più profonda e pretendono il rispetto della realtà dei fatti e una politica volta alla stabilizzazione doverosa e improcrastinabile delle loro posizioni, propedeutica a qualsivoglia discorso di reclutamento futuro. Annunciano altresì una campagna di controinformazione atta a demolire le false speranze destate dalla notizia meramente propagandistica di un inutile, ennesimo, farraginoso maxiconcorso, che non farebbe altro che allungare la lista dei disperati e degli esasperati, con ricadute ancora più gravi sulla già devastata scuola pubblica, e una durissima battaglia, che condurranno in ogni forma e in ogni sede, per la difesa di un lavoro che hanno scelto per passione, un lavoro che mantiene perennemente giovani lo spirito e l'intelletto, perché insegnare è creare significati insieme e non validare il nonsenso dei pregiudizi.



Marcella Raiola (Coordinamento precari Scuola Napoli)