Pensioni, addio all'anzianità

di Luca Cifoni Il Messaggero, 17.12.2011

ROMA Via la pensione di anzianità, sostituita da una molto più restrittiva pensione anticipata, età della vecchiaia rapidamente innalzata per le lavoratrici private , calcolo contributivo (pro rata) per tutti dal 2012, pensionamento flessibile per i lavoratori più giovani, incentivo a lavorare fino ai 70 anni e oltre, nessun adeguamento all’inflazione degli assegni da 1.440 euro mensili lordi in su. Dopo mesi e mesi di discussioni e trattative che avevano portato a interventi limitati, il governo Monti con il decreto salva-Italia ha cambiato volto al sistema pensionistico italiano. Ci sono effetti immediati - pesanti per gli interessati - ma anche trasformazioni profonde, di lungo periodo. Tali da far pensare che dopo quasi vent’anni il cantiere delle riforme previdenziali potrebbe davvero essere chiuso.

Niente più finestre. Il primo cambiamento è di natura tecnica ma condiziona le altre novità: il governo ha deciso di cancellare il meccanismo per cui fino ad ora l’accesso effettivo alla pensione avveniva un anno dopo il raggiungimento dei relativi requisiti (un anno e mezzo per i lavoratori autonomi). Per le pensioni maturate dopo il 2011 le finestre spariranno: la loro durata temporale sarà assorbita dentro i nuovi requisiti e l’accesso alla pensione seguirà immediatamente il conseguimento dei requisiti stessi.

Addio anzianità. La via normale per l’accesso alla pensione sarà il trattamento di vecchiaia. L’attuale anzianità sarà cancellata, e in piccola parte sostituita dalla «pensione anticipata», a cui sarà possibile accedere solo con 41 anni e 1 mesi di anzianità per le donne e 42 e 1 mese per gli uomini. Questi valori però non saranno fissi per il futuro, ma al pari dei requisiti di età saranno incrementati ogni due anni (prevedibilmente di due-tre mesi per volta) per seguire l’aumento dell’aspettativa di vita. Inoltre se il requisito contributivo sarà raggiunto prima dei 62 anni di età la quota di pensione anteriore al 2012 subirà una decurtazione: 1 per cento per ogni anno di distanza da questo riferimento, 2 per cento per gli anni oltre i due.

Lavoratrici private. Per le donne che lavorano nel privato, il percorso di parificazione con i requisiti di vecchiaia applicati agli uomini sarà molto più veloce di quanto previsto finora: partirà già dal prossimo anno, quando saranno richiesti 62 anni di età alle dipendenti e 63 e mezzo alle lavoratrici autonome, e si concluderà nel 2018 a 66 anni e 7 mesi.
Eccezioni per il 2012. Per attutire l’effetto delle novità su lavoratori e lavoratrici che si sarebbero visti spostare in avanti il traguardo anche di 5-6 anni il governo ha introdotto due eccezioni per il solo 2012: le lavoratrici che in quell’anno avrebbero conseguito la pensione di vecchiaia a 60 anni, e i lavoratori che raggiungono la vecchia quota 96 dell’anzianità, potranno uscire al compimento dei 64 anni di età.

Contributivo. Dal primo gennaio del prossimo anno l’importo di tutte le nuove pensioni sarà calcolato anche con il metodo contributivo. La novità si applicherà solo ai versamenti post 2011, mentre la quota precedente di pensione continuerà ad essere calcolata con il retributivo. Finora erano interessati dal nuovo sistema di calcolo solo coloro che a fine ’95 avevano meno di 18 anni di carriera; ora saranno coinvolti anche i lavoratori più anziani. In linea di massima il contributivo è meno vantaggioso per il pensionando, e quindi contiene un implicito incentivo a lavorare. Ma la novità avrà naturalmente un effetto molto graduale, destinato a crescere man mano che, con il passare degli anni, aumenterà l’incidenza percentuale della quota contributiva.

Pensionamento flessibile. Per chi ha iniziato lavorativa dal 1996 in poi e dunque ricade in pieno nel sistema contributivo ci sarà la possibilità di lasciare il lavoro in una fascia di età compresa tra i 63 e i 70 ani, valori però anch’essi destinati a crescere con gli andamenti demografici.

70 anni e oltre. Sarà incentivata la prosecuzione dell’attività lavorativa oltre i limiti della vecchiaia, fino a 70 anni e oltre: gli anni lavorati in questa fase saranno più fruttuosi ai fini della pensione.

Perequazione. È la misura che nell’immediato darà più risparmi. Il confine tra coloro che il prossimo anno vedranno la propria pensione adeguata all’inflazione e coloro che invece non avranno alcun aumento è stato posto a tre volte il valore del trattamento minimo Inps, mentre nella versione originaria era più in basso, a due volte il minimo. La soglia definitiva corrisponde a poco più di 1400 euro lorde al mese; di fatto ci sarà un aumento anche minimo fino a poco meno di 1.440 euro, cioè la soglia stessa più l’aumento massimo di 36 euro lordi. Questo schema si applicherà anche nel 2013, mentre dal successivo dovrebbe tornare l’adeguamento per tutti.

Contributi di solidarietà. Sono previsti contributi a carico dei lavoratori iscritti ai fondi speciali che in passato hanno goduto di un trattamento più favorevole, mentre per tutti la quota di pensione al di sopra dei 200.000 euro sarà decurtata del 15 per cento.