Bruschi: la soluzione per le graduatorie?
Il concorso

 da Tuttoscuola, 27.4.2011

Max Bruschi, consigliere del ministro Gelmini, entra in pieno nella discussione sulle graduatorie dei precari, oggetto imminente di un decreto per gli aggiornamenti e le integrazioni del biennio 2011-2013, con un lungo e interessante articolo pubblicato su “il sussidiario.net”.

Dopo un’ampia analisi della situazione, Bruschi entra nel merito di possibili soluzioni affermando decisamente che “Insomma, sarebbe bene sparigliare, dando una possibilità a chi si vede immeritatamente scavalcato dai raccoglitori di punti, da qualunque parte provengano, e indicando una strada diversa alle immissioni in ruolo. A maggior ragione di fronte all’opportunità che, nei prossimi anni, ci siano massicce immissioni di personale: come selezionarlo determinerà la qualità del sistema scolastico nei prossimi vent’anni”.

Come sparigliare?

La risposta è precisa: “Lo strumento c’è, ed è la delega “Fioroni” a un nuovo regolamento concorsuale, delega più volte ricordata dalle magistrature di controllo e dal CNPI nell’espressione dei pareri sulla nuova formazione iniziale. Delega che non può fare tutto (ad esempio, non può istituire albi regionali, non può passare il personale alle scuole), ma potrebbe rappresentare una svolta”.

Un nuovo concorso per titoli ed esami, dunque, è per il consigliere ministeriale la soluzione migliore, a condizione, però, che si faccia attenzione ad almeno cinque paletti importanti.

Primo, la platea concorsuale dovrebbe essere costituita dal personale abilitato, nelle GAE o fuori dalle GAE.

Secondo, occorre evitare la costruzione di nuove graduatorie, dunque a bando dovrebbero essere messi esclusivamente il 50% dei posti disponibili per le assunzioni (il resto, come da legge, è patrimonio delle GAE): non uno di più e non uno di meno.

Terzo, le prove dovrebbero essere strutturate in maniera iperselettiva. Quarto, si dovrebbe intervenire sulle assegnazioni, stabilendo innanzitutto che l’anno di prova debba essere svolto nella sede di “titolarità”, che la commissione chiamata a valutarlo sia rafforzata come competenza e autorevolezza (attualmente è elettiva... ce lo vedete un grecista a valutare un insegnante di Scienze motorie?) e che il vincolo successivo di permanenza nella sede debba essere quinquennale, senza scappatoie.

Quinto, che in alcuni specifici casi l’assegnazione sia fatta non con un criterio meramente burocratico (chi primo arriva, sceglie), ma facendo incontrare il profilo dei docenti, già “aventi diritto” al posto, perché vincitori di concorso, con le particolari esigenze delle singole scuole.

Secondo Bruschi resterebbero aperte altre questioni che solo la via parlamentare può affrontare, a partire dallo stato giuridico dei docenti per arrivare a una rivisitazione complessiva dell’intera materia. Ma forse è meglio, anziché restare bloccati, - conclude - compiere i passi possibili.