Gelmini: «I fondi per la scuola ci sono
chiedere soldi alle famiglie ci scredita»

«In tutt'Italia molti presidi attuano questa prassi,
ma oggi non ha senso scaricare le spese sui genitori»

 Il Messaggero, 7.4.2011

ROMA - «La richiesta da parte dei presidi di contributi ai genitori degli alunni avviene in tutta Italia. Ed è una forma per criticarci, per far passare il messaggio che noi affamiamo la scuola per costringere le famiglie a pagare»: è quanto afferma il ministro dell'Istruzione, Mariastella Gelmini, in un' intervista alla Repubblica riferendosi al caso di una scuola elementare di Torino dove la preside avrebbe chiesto un contributo volontario ai genitori di circa cinquanta euro, suscitando diverse polemiche.

«Alcuni dirigenti scolastici - dice il ministro - sanno amministrare bene, altri no e cercano di incolpare noi per le mancanze. La storia dei tagli all'istruzione inizia nel 2007 quando il ministro dell'allora governo Prodi era Fioroni. Ma se allora chiedere soldi ai genitori aveva un senso, ora non c'è più. Fioroni aveva richiesto un taglio di 45mila unità nella scuola, riduzione che aveva fatto scattare la clausola della salvaguardia, meccanismo che prevede che se i tagli non li fai su un capitolo, ricadono su un altro. Nel nostro caso furono tagliati circa 250 milioni dal fondo di funzionamento. Anche se resto dell'idea che i soldi ai genitori non si devono chiedere, ecco perché dico che in quel periodo i contributi ai genitori avevano comunque un senso».

«Oggi - assicura Gelmini - i fondi ci sono. I soldi al fondo di funzionamento sono aumentati di 200 milioni di euro perché abbiamo risparmiato sulla voce pulizia». Quindi «scaricare sulle famiglie le spese di funzionamento è un meccanismo che non condivido perché oggi le risorse ci sono e sono sufficienti».